Gentile Direttore Feltri,
da anni seguo con attenzione il caso dell'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco. Negli ultimi giorni, però, è davvero difficile capire cosa stia accadendo. Ogni giorno esce una notizia nuova: adesso scopriamo che è indagato per corruzione il padre di Andrea Sempio, che all'epoca fu uno degli amici più vicini al fratello della vittima. Si parla di corruzione nei confronti del pm Mario Venditti,
per ottenere l'archiviazione a favore di Sempio. Una vicenda sconcertante. Ma non è tutto: cambi di avvocati, riesame di prove vecchie, nuove consulenze, nuove perizie, nuovi esami, piste riaperte, piste abbandonate, continue fughe di notizie Io e mia moglie non ci capiamo più nulla. Ma è mai possibile che dopo vent'anni l'Italia non sia in grado di chiudere un caso così drammatico? Direttore, lei che ha sempre seguito questa
vicenda con lucidità, ci aiuti a capire. E soprattutto, cosa ne pensa della posizione di Alberto Stasi, che per me, e per molti, resta il grande innocente dimenticato di questa storia?
Vincenzo Comi
Caro Vincenzo,
Alberto Stasi non è solo il grande innocente dimenticato di questa storia. È anche un'altra vittima di questa storia di malagiustizia. E dici bene quando usi la parola dimenticato, perché ci siamo scordati tutti, in questo teatrino, che un innocente è stato in galera ed è in galera, mentre si cerca il vero assassino fuori. È da tempo che non leggevo una lettera così lucida e corretta. E ti ringrazio perché mi dai modo di parlare di qualcosa che mi sta a cuore. La tua analisi, nel suo sconcerto, fotografa perfettamente il caos giudiziario in cui siamo immersi. Il caso di Garlasco è diventato un labirinto giudiziario indegno di un Paese civile, e la responsabilità non è del destino, ma di indagini condotte male fin dall'inizio. Se siamo ancora qui, dopo vent'anni, a cercare nuove piste e nuovi indagati, significa che la macchina giudiziaria ha fallito clamorosamente. Punto. Le inchieste non si fanno al contrario: non si parte da chi sembra colpevole per cercare prove a suo carico. Si parte dai fatti, dagli elementi oggettivi. Ma così non è stato. Si è partiti da un pregiudizio. E si è andati a caccia di elementi che potessero corroborare tale pregiudizio.
E in tutto questo, l'unica certezza che ho, e non l'ho mai nascosta, è l'innocenza totale e assoluta di Alberto Stasi. Un ragazzo straordinario, che ho conosciuto, con cui mi sento. Una persona limpida, educata, dignitosa, a cui è stata strappata la giovinezza nel momento in cui si affacciava alla vita. Un innocente con la esistenza distrutta. E, quando lo incontro,
io mi sento in debito con lui, da cittadino, perché questo Stato gli ha rubato il futuro e la parte più bella dell'esistenza. E sai cosa è peggio? Che è stato condannato senza un movente, senza l'arma del delitto, senza una prova certa. Solo in nome di uno stereotipo: è sempre il fidanzato, è sempre l'uomo. Non è così, non può essere così semplicistico. E non dimentichiamoci che le tracce nella casa di Chiara non riconducono ad Alberto, ma forse, così si dice, a un altro soggetto, che, secondo chi sta indagando ora, potrebbe essere proprio Andrea Sempio. Ebbene, se davvero il padre di Sempio avesse tentato di corrompere un magistrato per far archiviare le accuse sul figlio, come si sospetta (e io ho i miei dubbi, sia chiaro, perché mi stupisce che un giudice si faccia corrompere, peraltro per poche decine di migliaia di euro), la domanda è lecita e logica: perché avrebbe dovuto farlo, se era certo che il figlio fosse innocente?
Un padre convinto che il figlio è innocente non corrompe nessuno, non chiede prestiti a parenti e amici, non fa girare denari che non si sa dove e a chi siano andati. Attende fiducioso che la verità venga a galla. Il solo fatto che questo sospetto esista è gravissimo, e getta un'ombra pesante su tutta la ricostruzione fatta in questi anni. Alberto Stasi è in carcere da lustri, con una condanna infamante da assassino. Ma l'assassino, io ne sono certo, non è lui. Non so chi sia, non sono un giudice, ma so che non è Alberto Stasi. So che serviva gettare qualcuno dietro le sbarre ed è stato preso questo giovanotto qui.
Intanto il tempo passa, e ogni giorno vediamo nuove comparse, nuove piste, nuove figuracce, anche da parte di taluni avvocati che sembrano in cerca di visibilità più che della verità. Una giostra grottesca e dolorosa. E in tutto questo, chi pensa ad Alberto? Mai viene nominato nei programmi televisivi che ogni dì approfondiscono questo intricato caso. Mai una riflessione sul suo tragico destino. Mai una parola di comprensione, che evidenzi il dramma di quest'uomo. La verità, caro Vincenzo, è che la giustizia italiana ha fallito. Ancora una volta. Ha annientato un innocente. Ha prodotto ingiustizia su ingiustizia. Morte su morte. E ora si arrampica sui vetri per tentare di ripulire l'errore. Ma a che prezzo? Specifico ancora che non sto puntando il dito contro nessuno, quello che mi interessa è che si sappia che Alberto Stasi è innocente, così come stabilito da due tribunali, quello di primo e quello di secondo grado, prima che la Cassazione, tribunale non di merito ma chiamato a giudicare circa la legittimità, decidesse che egli è colpevole capovolgendo e annullando i giudizi precedenti.
Spero che un giorno questa verità venga riconosciuta anche in un'aula di tribunale, sebbene questo non darebbe alcun sollievo e non renderebbe alcuna giustizia a chi è stato costretto in gattabuia per anni e anni. Per Alberto sarebbe una amara soddisfazione.Ne abbiamo parlato a lungo. Lo urlo forte e chiaro: io sono dalla parte di Alberto.