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Il nostro Vinitaly 2024. I bianchi/1

Seconda puntata dedicata ai migliori assaggi del salone veronese. Tra i bianchi più interessanti uno Chablis distribuito da Masciarelli, un grande Etna Bianco di Fessina, un umbro beverino di Lungarotti, un blend in anfora di Argillae e un “resistente” firmato Roeno

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Il nostro Vinitaly 2024. I bianchi/1

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Secondo pezzo dedicato ai nostri migliori assaggi del Venitaly 2024, appena conclusosi alla Fiera di Verona. Dopo la prima puntata dedicata alle bollicine, ecco la prima parte dedicata ai bianchi. Buona lettura e cin cin

Albert Bichot Chablis 2022

Partiamo da un grande vino francese, che però è distribuito in Italia dalla Masciarelli, orgogliosa di essersi accaparrato un simile gioiello della Borgogna. Si tratta di un imponente bianco da uve Chardonnay in purezza coltivate su terreni friabili di differenti esposizioni e provenienti da un mosaico di terreni, ciò che gli garantisce una notevole ma mai intimidatoria complessità. Il corredo aromatico si estende su note di frutta bianca matura, di agrumi, di spezie e di pietra focaia, mente in bocca è dritto come una spada e notevolmente minerale. Rimarchevole la longevità attesa. Perfetto per essere abbinato a dei frutti di mare o a dei crostacei.

Repanda 2022 Roeno

Della famiglia Fugatti ci è già capitato di parlare, di loro, della loro passione e del legame stretto con quel territorio, Terredeiforti, stretto tra il Garda e il Monte Baldo, patria di una identità enologica molto forte anche se poco nota. Tra gli ultimi progetti, quello legato al vitigno Solarsi, un vitigno “resistente” (meglio detto Piwi), nato da incroci studiati per renderlo impermeabili alle malattie e agli attacchi fungini. Affinamento per sei mesi in vasche di acciaio a contatto con fecce nobili. Il naso è di frutta bianca matura ed esotica, di agrumi e di erbe aromatiche, con una piacevole scia balsamica, il sorso pieno, muscolare, vibrante. Una notevole sorpresa.

Trespo Il Pometo 2023 Lungarotti

Azienda storica dell’identità enologica umbra, a rappresentare sia l’anima di Torgiano sia quella di Montefalco (ma è la prima la vera scatola nera della famiglia), propone una nuova linea di vini, il Pometo, più freschi e beverini, la cui immagine è simboleggiata dal gatto tratto da uno degli ex libris realizzati per il Muvit, il museo del vino di Torgiano, dall’illustratore Andrzej Kot. Il Trespo è un Umbria Igt da Trebbiano Spoletino (da cui il nome) di pronta beva, pensato per essere sbicchierato in un’enoteca contemporanea e bevuto magari sui gradini di una chiesa di una piazza italiana, una scelta interessante per una cantina tradizionalmente rossista, nota per vini profondi e potenti come il Torgiano doc Rubesco, una delle etichette più iconiche della regione dell’intera Italia Centrale.

A’ Puddara Riserva Speciale SM 2021 Tenuta di Fessina

La cantina Tenuta di Fessina rappresenta il sogno etneo di Silvia Maestrelli, “’a fimmina su la muntagna”, che credette pionieristicamente in questa magnifica terra ricca di contrasti. Oggi lei non c’è più e l’azienda è guidata da Jacopo Maniaci, che continua a operare nell’ispirazione della sua maestra. A lei è dedicata questa riserva speciale dell’Etna Bianco più rappresentativo dell’azienda, ottenuto da uve Carricante al 100 per cento coltivate ad alberello nelle vigne più alte della tenuta di Biancavilla, a 1000 metri di altezza, e custodite per due anni in un singolo tonneaux di rovere francese di Borgogna. Un grande isolano d’altura prodotto in edizione limitata in sole 744 bottiglie, unico e identitario, del quale Silvia sarebbe giustamente orgogliosa.

Primo d’Anfora 2020 Argillae

Un nuovo salto nel cuore d’Italia per raccontare di questa piccola realtà di Allerona, nei pressi di Orvieto, nell’Umbria “bianchista”, dove Giulia Di Cosimo, nipote di Giuseppe Bonollo, storico distillatore, guida questa azienda che crede a tal punto nel terroir da voler affinare alcuni suoi vini in anfore realizzate con l’argilla dei suoi stessi terreni. Una sfida non facile, che trova però compiutezza in questo vino che è un blend di tre vitigni autoctoni, il Grechetto, il Drupeggio e la Malvasia, le cui uve sono raccolte rigorosamente a mano e affina per otto-nove mesi nelle anfore con frequenti batonnage e sulle fecce nobili della fermentazione.

La terracotta rende più elegante un vino che si esibisce al naso agrumato e con note di erbe aromatiche e in bocca ben sapido e assai fresco.

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