Gentilissima dottoressa Braghieri, cerco affannosamente la sintesi verbale. Ultimamente mi sono trovato pienamente d’accordo con le lettere di William e Salvatore. Il primo che, pur di non omologarsi, decide di «ritirare il prodotto da un mercato che non lo sa apprezzare»; il secondo che ci invita a «saper godere di ciò che abbiamo nel momento in cui lo abbiamo». In questo mondo del «hic et nunc» e dell’ «ogni lasciata è persa» quelle due lettere hanno forse il potere di ridestarci e ribellarci alla «sensazione odiosa di perdere tempo, di non “arrivare” come ci si era immaginati». La frenesia ci fa confondere ciò che è più veloce con quello che è migliore. Solita storia: qualità vs quantità! Il professor Vittorino Andreoli disse che siamo passati dal «cogito ergo sum» al «faccio dunque esisto». Nel sud del Giappone c’è la stazione «Seiryu Miharashi Eki» situata in mezzo al nulla: nessuna biglietteria, nessun negozio, nessun bar. La risposta della saggezza millenaria nipponica alla furia efficientista. Decidere di scendere in questa stazione significa fermarci a godere lo scorrere dell’acqua ascoltando il rumore del silenzio.
Vincenzo
Caro Vincenzo, nella sua mail originaria dove ha potuto esprimersi con più dovizia di particolari, mi ha letteralmente incantata con il racconto della stazione nipponica «della pace» e con le sue riflessioni conseguenti. Quindi aveva già «vinto» indipendentemente dalla tesi della missiva che, oltretutto, condivido completamente. Siamo diventati un popolo in imbarazzo con la Natura e a mio avviso, ogni volta che ci allontaniamo dalla direttiva più potente che ci sia stata fornita, la Natura appunto, siamo già in errore. Se ci pensa vale per un sacco di cose, persino (e forse soprattutto) per questioni di tipo etico. Basterebbe vedere come tutto è stato creato e riallinearsi a chi o a cosa ha deciso per noi. Non che rinneghi i tanti passi avanti che, osando, sono stati fatti, né che io propenda per un Medioevo sostenibile, ma quando vedo che per «spingere avanti» si peggiora, mi domando se non sia il caso di diventare un po’ più umili. O almeno ragionevoli.
Per quanto riguarda invece le singole vite di ognuno (che sia la scelta di ritirarsi per un po’ dalla vita amorosa o imparare a godere di ciò che si ha), penso che ognuno abbia il dovere di trovare la propria velocità di crociera per riuscire a stare in mare.