Cocaina, record di morti. Ma cala l'uso di droghe

La relazione annuale sulle tossicodipendenze: allarme psicofarmaci tra i giovani sotto i 19 anni

Cocaina, record di morti. Ma cala l'uso di droghe
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I consumi di stupefacenti tra i giovani italiani sono in calo per quasi tutte le principali sostanza: lo si legge nel comunicato stampa e nella Relazione al Parlamento (da noi consultata) sul fenomeno delle tossicodipendenze nel 2024 (nella foto il sottosegretario con delega alle politiche antidroga, Alfredo Mantovano). Il dato, positivo, è ricavato da uno studio corposo e al buon riscontro dei numeri, ripetiamo, buoni, lo stesso studio accompagna forse qualche tonalità oltremodo allarmistica e una mancanza di necessarie distinzioni tecniche (opinione di chi scrive). Ma prima dettagliamo i dati: il 21% avrebbe fatto uso di cannabinoidi nell'ultimo anno contro il 22% del 2023; cocaina e stimolanti scendono rispettivamente all'1,8% e al 2,4%; gli allucinogeni calano all'1,2%; gli oppiacei restano stabili all'1,2%; le Nuove sostanze psicoattive (Nps) mostrano una flessione dal 6,4% al 5,8%. Il comunicato stampa che accompagna la Relazione parla tuttavia di "diffusione massiccia" e "nuove minacce", non distinguendo, per esempio, tra chi faccia uso di cannabis una volta a 17 anni o assuma crack ogni giorno a 15. È, probabilmente, una scelta di comunicazione. Il dato che ha attirato più l'attenzione e che "fa titolo" è però quello sulle morti droga-correlate: il 35% dei decessi per "intossicazione acuta letale" è attribuito alla cocaina (80 casi) quasi identicamente a quanto attribuito a eroina e oppiacei (81 casi). Ma, anche leggendo bene la Relazione, manca una spiegazione tecnica di quella che sarebbe una novità assoluta oltre a rappresentare il record di morti per questa sostanza: lo stesso "Trattato Italiano di Medicina delle Dipendenze" (FrancoAngeli) seguita tuttavia a scrivere che l'overdose per cocaina è un evento rarissimo e che la morte può sopraggiungere semmai per comportamenti impulsivi, interazioni con altre sostanze e complicanze cardiovascolari, non per intossicazione acuta. I dati sui ricoveri per cocaina si confermano comunque maggioritari (nel 2023 ha causato oltre il 30% dei ricoveri droga-correlati) e cresce la presenza del crack, sostanza che però troppo spesso si annovera tra i conteggi sulla cocaina nonostante le due sostanze abbiano modalità d'uso, impatto sociale e diffusione molto diversi.

La Relazione registra poi la presenza di 79 nuove sostanze psicoattive il cui uso tra i giovani è in diminuzione, pur rappresentando, ovviamente, un rischio sanitario significativo: il dato si specchia con quanto riporta anche l'European Drug Report (nostra fonte) e conferma che la circolazione di nuove molecole è costante ma a bassa incidenza nei consumi giovanili. Altro capitolo emergente: l'uso di psicofarmaci senza prescrizione. Ci sono 510.000 studenti di 15-19 anni che dichiarano di averli assunti almeno una volta, 180.000 tra i 15 e i 18 anni solo nell'ultimo anno. Anche in questo caso non viene detto quali farmaci siano coinvolti (ce ne sono di diversissimi tra loro, compresi quelli impiegati per favorire il sonno) né se si tratti di autoprescrizione per disagio o appunto di un abuso ricreativo. La differenza è essenziale. In attesa di saperne di più, lo studio epidemiologico che fa ancora testo resta quello di Lancet Psychiatry" (2022) secondo cui l'uso improprio di psicofarmaci in adolescenza è più spesso indice di disagio emotivo più che di devianza o dipendenza. Ed eccoci alla cannabis (hashish) che resta la più diffusa nonostante un lieve calo tra i giovani: si legge di ben il 77% delle segnalazioni per uso personale. Si conferma anche il trend dell'aumento significativo di Thc (il principale componente psicoattivo) e anche le analisi sulle acque reflue confermano una prevalenza stabile. C'è infine una parte dedicata al gioco d'azzardo e alle dipendenze digitali: si apprende che oltre 1,5 milioni di studenti hanno giocato almeno una volta, anche se solo il 10% circa (290.

000 minorenni) rientrerebbe in profili problematici legati ai videogame. La mancanza di dati e studi clinici validati, che mostrano un quadro ampio ma non riescono bene a definirlo, è in questo caso è un problema mondiale.

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