Donne straordinarie

Patti Smith, quella notte davanti al telefono e la genesi di "Because the night"

Un incontro casuale tra Bruce Springsteen e Patti Smith: il rifiuto iniziale, poi quella telefonata che muta il destino discografico della cantante

Patti Smith, quella notte davanti al telefono e la genesi di "Because the night"
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Se ne sta appesa alla cornetta, fremente, il telefono che bolle. Dall’altro lato del cavo agganciato nel sottosuolo americano nessun sussulto. Quella caterva di squilli a vuoto le passa il tempo per pensare ad altro. Ad esempio a quel pezzo lì. No, non fa decisamente per lei. Riattacca, sperando che il tizio la richiami. Scivola con la schiena lungo la parete della cucina, proprio sotto al cavo. E poi si sorprende a pensare che sta in ansia, ma si sente pure bene. Si sente viva, Patti Smith, e non è poco. Sì, pensa rialzandosi per comporre di nuovo il numero, a volte l’amore è uno squillo, una telefonata.

Record Plant, quell’incontro "galeotto" con il Boss

Nel 1978 si alternano tre pontefici, Jimmy Carter siede saldamente in sella agli Stati Uniti e i Van Halen pubblicano il loro primo album. Nel frattempo, la cantautrice originaria di Chicago ha trentadue anni. Coltiva giù un robusto circuito di fan, ma nulla di trascendentale. Cerca una svolta, Patti, però nel senso più profondo di una sua crescita artistica. Dei successi fast food non gliene frega niente. Non sa, come potrebbe, che il destino sta per recapitargliela proprio lì la sua grande occasione, nella pancia dei Record Plant Studios di New York, dove sta registrando Easter, il suo nuovo album. Tambureggiano alla porta. Deve togliere le cuffie. Quando apre si trova di fronte un tizio dalla faccia nota e sorridente. Stringe tra le mani il testo di una canzone. “Vorrei parlartene un attimo”, le sussurra Bruce Springsteen.

L’assist del Boss e i tentennamenti di Patti

Il Boss, reduce dall’euforico trionfo di Born to run, è già la risposta giusta alle speranze del rock a stelle e strisce. In quei giorni, i primi dell’anno, si trova lì anche lui perché sta registrando Darkness on the edge of town. Tra i nuovi pezzi composti ce n’è anche uno che potrebbe avere un ottimo potenziale, se solo capisse come sbloccarlo. Springsteen canticchia la melodia, ma pare perplesso. Dapprima pensa che potrebbe arrangiarlo con uno stile latino, poi getta la spugna. Anche il testo non lo convince. Infatti lo sibila appena, accennando qualche frase all’orecchio di Patti. Poi l’epifania: “Senti, l’ho scritta io, ma mi pare molto più adatta a te. Saprai di certo cosa farne”. Ora quella perplessa è Smith. Il motivo fila, anche troppo. Sembra eccessivamente mainstream per i suoi elaborati gusti. Afferra il foglio sgualcito e zeppo di note, dicendo che ci penserà.

L’attesa per quella telefonata nella notte

Si contorce Patti, chiedendosi cosa fare. Da un lato è onorata per il regalo di Bruce. Dall’altro teme di allontanarsi troppo dalla sua orbita interiore maneggiando una creatura non sua, potenzialmente incandescente. Tentenna la Smith, indugiando sulle possibili parole, interrogandosi sull’arrangiamento. La lambisce spesso l’idea di appallottolare quel foglio e non farne di nulla. Poi una sera che aspetta una telefonata da Franky “Sonic” Smith, chitarrista degli MC5 e suo futuro marito, resta impigliata in una rivelazione. Lui non la sta chiamando, né risponde ai suoi squilli. Lei si accascia vicino al telefono in trepidante attesa. Quel sentimento la strazia, ma le fa anche pulsare il cuore in petto. Riesce a sentirsi. Riscopre la forza motrice dell’amore. "Love is a ring, the telephone", mormora. Poi afferra una matita e inizia a scrivere sul testo di Springsteen. Sta per nascere "Because the night".

Patti Smith
Patti in una recente esibizione

La notte appartiene agli amanti: un successo mondiale

Patti procede come un treno. Vira l’arrangiamento del brano in chiave rock. Scrive trasferendo su carta quello che sta provando. Pilota finalmente il destino del brano. "Because the night belongs to lovers": quella strofa incisa nel ritornello è il manifesto di un’anima anticonformista che lei incarna perfettamente. Il pezzo viene diffuso il 2 marzo, esattamente un giorno prima dell’uscita di Easter. Diventa in fretta un successo mondiale e il faro di una generazione ribelle. Lei inizialmente fa spallucce. Anzi pare disgustata, al punto di autodefinirla “una commercialata di basso gusto”. Poi però deve ricredersi. La gente lo ama, ci si identifica. La storia di quella telefonata attesa appartiene a milioni di altre cornette. E non c’è davvero nulla di male se le aiuti a riconoscersi in una canzone. Il successo è deflagrante. Una cantautrice nota diventa star globale. A volte una chiamata senza risposta ti lascia tutte le risposte.

Patti, dalla fabbrica alle classifiche mondiali

Patti Smith nasce a Chicago il 30 dicembre 1946. Mamma Beverly fa la cameriera, anche se in precedenza c'aveva provato come cantante Jazz. Il papà, Grant, è un macchinista. Ha due sorelle, Linda e Kimberly, e un fratello, Todd. La fatica fa parte del suo corredo genetico: dopo il diploma va a lavorare in fabbrica, mentre attende di scoprire cosa le riserva la vita. Nel 1967 darà alla luce la sua prima figlia, ma decide di farla adottare. Le prime contaminazioni artistiche arrivano con il suo trasferimento a New York: qui frequenta Bob Dylan, Harry Belafonte, gruppi musicali, registi, poeti. Inizia a comporre i suoi primi versi e li declama accompagnata da una timida base musicale. L'approdo è nitido. A ventotto anni fonda il The Patti Smith Group e inizia a produrre album che si alimentano di un rock senza fronzoli, venato da una tambureggiante tensione anticonformista. Con la band pubblica Horses, Radio Ethiopia, Easter e il meno impattante Wave. Sale alla ribalta in modo irresistibile, raggiungendo un pubblico globale.

Ma nel '79, dopo una serie di concerti sold out in Italia, annuncia il ritiro a sorpresa. Intende sposarsi e dedicarsi alla famiglia, sostengono i media. Tornerà, sospinta anche dai consigli degli amici Michael Stipe e Allen Ginsberg, che la aiutano ad elaborare il lutto per la scomparsa del primo compagno, il fotografo Robert Mapplethorpe. Patti si prenderà delle pause e rientrerà sulla scena più volte negli anni seguenti. Sempre a sopresa.

Sempre con quel rock impegnato e malinconico, che allude ai dolori e alle follie del mondo, ma anche ad una maniglia aperta sulla libertà per chi rifiuta di aderire ai dogmi.

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