La stanza di Feltri

La paura dell'amore genera sesso virtuale

Non sono che un giornalista, che di sesso, per carità, ne ha praticato nel corso della sua lunga esistenza ma che pure non dispone delle competenze per spiegare come funzioni e in cosa consista il sesso virtuale

La paura dell'amore genera sesso virtuale

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Gentile Direttore Feltri,
sento tanto parlare di sesso virtuale, leggo sui giornali che ormai è più in voga di quello reale, che i giovani adesso lo prediligono rispetto all'incontro faccia a faccia, se così si può dire, che di anno in anno il sesso online conquista estimatori di tutte le età, giovani e pure anziani. Ma continuando di questo passo come potremo generare bambini? Credo infatti che facendo l'amore su internet non si incorra nel rischio di gravidanza, a meno che lo Spirito Santo non ci metta lo zampino. E poi, come diavolo si fa questo sesso virtuale? Francamente non l'ho mai capito. Se me lo spiegasse lei, gliene sarei molto grato.
Luca Bettarini

Caro Luca,
forse mi hai preso per un sessuologo ma non sono che un giornalista, che di sesso, per carità, ne ha praticato nel corso della sua lunga esistenza ma che pure non dispone delle competenze per spiegare come funzioni e in cosa consista il sesso virtuale, che anche per me rimane un mistero. Ci sono delle posizioni? Chi prende l'iniziativa e come? Quando si considera concluso? Bisogna telefonarsi dopo?

Mi limito a conoscere i rudimenti di quello reale, naturale, vero. Ad ogni modo, immagino che, senza mettere in dubbio la soddisfazione anche fisica che questa attività può produrre in coloro che ne sono assidui praticanti, niente possa sostituire lo scambio di sguardi, il tocco delle mani, le carezze, la vicinanza fisica, quindi il contatto, che sono elementi essenziali della carnalità, della sessualità, dell'amore fisico.

E ti dirò di più, sono convinto che il sesso virtuale sia stato inventato da qualcuno per il timore dell'amore autentico, del confronto con l'altro, del coinvolgimento emotivo che viene alimentato da quello fisico. Insomma, per paura dell'amore ci siamo ridotti ad evitare il sesso, a stare alla larga l'uno dall'altro, preferendo surrogati del sesso stesso che implicano che l'individuo si isoli e non entri in diretto contatto con la persona con la quale pur vive, sebbene virtualmente, una specie di vicinanza che raramente si concretizza in un incontro effettivo.

Siamo terrorizzati all'idea di lasciarci andare, in quanto l'amore ci rende in qualche maniera vulnerabili ed essere vulnerabili è qualcosa di inaccettabile in una società che pretende che siamo forti, performanti, di successo, vincenti. Dunque, il sesso virtuale è una sorta di difesa. Ci consente di sentirci al sicuro.

E poi c'è anche il fattore abitudine. Oggi accarezziamo, tocchiamo, sfioriamo soltanto i nostri smartphone. Quando facciamo sesso virtuale, stiamo facendo sesso con il nostro telefonino o tablet o pc, che ormai sono nostri intimi compagni, ce li portiamo persino a letto o in bagno.

L'altro non esiste. L'altro è lontanissimo da noi e funge da mero strumento di stimolazione delle nostre fantasie. L'altro potrebbe esserci come non esserci. Nel sesso virtuale conta solamente l'io, invece fare l'amore è qualcosa che si fa solo e soltanto in due. Ed in questo risiede la sua bellezza.

Come ci siamo ridotti?

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