
E due. Un altro giovanissimo jihadista, italiano di seconda generazione come quello di Bolzano (https://www.ilgiornale.it/news/politica/neonazi-bolzano-figlio-islamici-2438953.html), anche lui islamico ma di nazionalità diversa, era in grado di confezionare ordigni esplosivi da azionare a distanza con detonatori wireless, stava probabilmente preparando un attentato e indottrinava all’antisemitismo e alla guerra santa persino il fratellino di 10 anni. L’intervento dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Bolzano su indagini della Dda di Trento hanno arrestato su disposizione del gip trentino il 23enne elettrotecnico, che stava perfezionandosi nella fabbricazione di esplosivi. Seguito sin da quando era minore, il ragazzo è accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa aggravata e di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. È stato trovato in possesso di polvere pirica, una maschera antigas, componenti elettroniche per il rilevamento di microspie e la fabbricazione di telecomandi a distanza, attrezzi per microsaldature e altro materiale informatico e documentale. La complessa attività investigativa, alla quale hanno collaborato anche alcuni 007, è iniziata nel settembre del 2023. Malgrado i numerosi e sofisticati accorgimenti informatici di cui il giovane si serviva per evitare di essere identificato, i carabinieri lo seguivano sui social dove aveva un profilo molto attivo nella diffusione di materiale di matrice nazionalsocialista, oltre che di supporto dell’organizzazione terroristica jihadista nota come «Stato islamico», l’idea che persegue l’Isis o Daesh di un unico Stato nel bacino del Mediterraneo. La fragilità psicologica di questo ragazzo, con genitori stranieri, di pelle scura, si era manifestata molti anni fa grazie a una indagine della Procura per i minorenni di Bolzano in coordinamento con la Procura distrettuale di Trento, tanto che - come sottolinea il comunicato della Procura e dei Ros - prima del Covid il giovane era stato inserito in un programma educativo e riabilitativo per la de-radicalizzazione che però (complice la pandemia) non ha dato risultati. Non è la prima volta che emergono contatti tra la sfera della destra suprematista e quella jihadista, come ricorda anche la nostra intelligence nel rapporto consegnato al Parlamento, con messaggi religiosi distorti che attecchiscono su ragazzi con problemi relazionali e vulnerabilità psicologiche, a causa di una scarsissima cultura o preparazione religiosa, accompagnata a una «marcata fascinazione per la violenza». Una ibridazione che, sebbene trovi riscontri nella storia del nazismo e nei rapporti di alleanza in chiave anti ebrei e amicizia tra Hitler e il Gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini, una delle più alte autorità dell'Islam sunnita, si giustifica solo con il grande caos religioso e ideologico che questi ragazzi vivono per colpa di cattivi maestri trovati sul web, con video di proselitismi, attentati ed esecuzioni che circolano liberamente. L’arresto si è reso necessario dopo una serie di telefonate e messaggi sul web nei quali il ragazzo diceva di essere pronto a costruire «un ordigno artigianale (del tipo Tatp, con perossido di acetone, ndr)» da azionare a distanza. Dalle intercettazioni e dalle captazioni informatiche i carabinieri sono riusciti a ricostruire la sua «costante opera di indottrinamento nei confronti dei familiari conviventi tra cui un fratello minore di 10 anni e discuteva con un altro fratello maggiorenne, destinatario di perquisizione, dell’acquisto di un’arma da fuoco». Non è la prima volta che in Alto Adige si indaga sull’estremismo islamico: nel 2015, infatti, aveva portato allo scoperto una presunta cellula jihadista in Alto Adige e all'arresto di alcune persone, sempre da parte dei carabinieri del Ros. Quattro degli arrestati vivevano a Merano, due a Bolzano e uno in un paese vicino Bolzano. Gli inquirenti ritenevano la cellula vicina all’organizzazione Rawti Shax, diretta via internet da un mullah detenuto in Norvegia. Segno che evidentemente a quelle latitudini c’è un fenomeno crescente, con numeri e indagini maggiori di quello che uno si immagina.
«La prevenzione è la nuova frontiera dell’Antiterrorismo», ci dice una fonte dell’intelligence che ha partecipato alle indagini, secondo cui la risposta al fenomeno non passa solo da un livello repressivo o dall’incrocio dei segnali di rischio jihadismo che sono abbastanza ricorrenti ma da un secondo livello, fatto di ascolto e analisi del contesto in cui vivono questi ragazzi fragili, che soffrono la mancata integrazione e le lusinghe dell’Islam più radicale che offre loro una possibilità di riscatto che passa dal martirio e dalla morte in nome di Allah. Siamo di fronte a un nemico invisibile, che vive ai margini e pianifica di cancellare l’Occidente che ha provato a dargli una possibilità. Per fortuna c’è chi vigila perché questo non succeda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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