"Popolo dimenticato". Dibba e la deputata 5s nel campo profughi infiltrato dai jihadisti

L'attivista e la 5S Ascari in viaggio umanitario nei campi profughi libanesi. Tra i villaggi visitati anche quello di Ein el Hilweh, considerato una roccaforte infiltrata dai terroristi. Le precisazioni di Dibba e della deputata sul caso

"Popolo dimenticato". Dibba e la deputata 5s nel campo profughi infiltrato dai jihadisti

"Sono in Libano per visitare i campi profughi palestinesi". Il 13 gennaio scorso, sui social, Alessandro Di Battista raccontava così la sua più recente missione a scopo umanitario. Con una delegazione italiana di cui faceva parte anche la deputata grillina Stefania Ascari, l'ex parlamentare si era infatti avventurato nei villaggi del "popolo più dimenticato della terra" per portare assistenza e generi alimentari. Ai più attenti, però, non è sfuggito un particolare dettaglio: tra le tappe del viaggio intrapreso dall'attivista e blogger c'era anche il campo profughi di Ein el Hilweh, alla periferia di Sidone, da anni considerato una delle roccaforti di infiltrazione degli jihadisti, nonché una base del gruppo terroristico Asbat an-Ansar. Nel commentare la circostanza, Dibba ha specificato di aver visitato quei luoghi, assieme alla deputata, per scopi umanitari, respingendo qualsiasi tentativo di screditare la propria missione con accostamenti alla pericolosa reputazione di quel villaggio.

Ein El Helweh, il nascondiglio dei miliziani

Come ben raccontato su ilGiornale da Gian Micalessin, già a metà degli anni '90 quel campo era infatti diventato un riferimento per un centinaio di militanti palestinesi reduci dall'Afghanistan. Nel 2016 i ciclici scontri all'interno di Ein El Helweh avevano spinto le autorità libanesi a costruire un muro di cemento attorno al campo, munito di torri di guardia, nel tentativo di impedire che ulteriori jihadisti in fuga dalla Siria vi trovassero accoglienza. Anche un rapporto del Consiglio di sicurezza dell'Onu risalente al 2018 lanciava l'allarme su quel luogo, segnalando la vicinanza ai terroristi di alcuni residenti nel villaggio e i pericoli legati al possibile reclutamento di nuovi miliziani. Lo scorso anno, le forze di sicurezza libanesi proprio lì avevano arrestato una squadra affiliata all'Isis.

Le precisazioni di Di Battista e della deputata 5s

"Abbiamo portato moltissimi aiuti (cibo, materiale scolastico, coperte, materassi, gasolio per riscaldarsi). Tuttavia, oltre a portare aiuti che, credetemi, sono fondamentali per migliaia di persone che vivono in condizioni disumane, siamo andati nei campi per raccogliere materiale per poter fare un po' informazione. È il mio lavoro del resto", ha scritto Di Battista sui social in un secondo momento, ribadendo così il motivo umanitario del proprio viaggio e bollando come "profondamente diffamatorio" ogni tentativo di screditarlo. Ne prediamo atto e di buon grado riportiamo le precisazioni dell'attivista. Ma del resto sarebbe stato strano il contrario e cioè se l'ex parlamentare e la deputata 5s fossero andati in Libano per motivi differenti.

Allo stesso modo, anche Stefania Ascari ha commentato così la missione umanitaria e le sue motivazioni: "Ciò che ho fatto, non da deputata, ma da cittadina, assieme a tanti altri volontari, è stato portare viveri essenziali, gasolio per il riscaldamento, coperte, materassi e farmaci a esseri umani disperati e dimenticati dal mondo".

Il viaggio umanitario di Dibba e della deputata 5S

Il viaggio di Di Battista e della parlamentare Ascari, durato dal 10 al 15 gennaio, aveva toccato anche i campi di Al Jalil, Sabra e Shatila, Burj el Barajneh. Luoghi dove i protagonisti della delagazione avevano rinvenuto una situazione di forte degrado e di povertà. "Le condizioni igieniche in cui vivono queste persone è indescrivibile. Se sei 'fortunato' vivi in uno stabile diroccato, fatiscente, affollato, senza illuminazione, con fili elettrici della luce collegati ad altezza uomo. Se sei meno 'fortunato' vivi in una delle vecchie tende dell'Unhcr in condizioni disumane, nel fango, senza riscaldamento e luce", aveva testimoniato la deputata 5s. A quanto si apprende, tra i componenti della comitiva in visita in quei villaggi c'era anche Mohammad Hannoun, architetto già al centro di inchieste per attività sospette di raccolta fondi in favore della causa palestinese.

Gli scatti tra i profughi

"Abbiamo portato generi alimentari e credetemi c’è bisogno. Quello palestinese è il popolo più dimenticato della terra e nei campi profughi c’è un’assenza generale di diritti.

Non hanno diritti economici, non hanno diritti sociali, non hanno diritti civili e non hanno diritti politici", aveva raccontato Di Battista sui social, pubblicando alcune sue foto con i bambini del villaggio. Anche la deputata Ascari aveva fatto altrettanto e sui social sono presenti alcuni scatti che la ritraggono durante il viaggio umanitario.

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