Quando l'amore è una "tapas"

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Quando l'amore è una "tapas"
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Gentile dottoressa Braghieri, ho appena letto lo struggente grido d’aiuto di Pierluigi. Vivere i trent’anni come «gli anni della consapevolezza» mi pare però un evidente segnale della sindrome di onnipotenza post-adolescenziale. Ammetto che probabilmente io soffro della sindrome opposta. Ho poco più di 20 anni e ho già scritto tempo fa a questa rubrica proprio per sottolineare la fretta delle ragazze mie coetanee (e anche più piccole!!) di sentirsi già donne emancipate. Poi ci sono le quarantenni che, di converso, si comportano da ventenni. Ecco quindi la constatazione di Pier Luigi di incontrare solo «dei residui bellici di altre relazioni scoppiate». Mi trovo anch’io in quel «deserto post apocalittico» di cui parla Pier Luigi ma poiché non mi accontento di «...trarre giovamento solo da fugaci scappatelle extramatrimoniali che non lasciano spazio all’affetto» mi son reso conto di preferire di restare in disparte. Ho deciso di... ritirarmi dal mercato. Non è vero che si accontenta gode. Meglio digiunare che rovinarmi il fegato con il «junk food».
William

Caro William, non credo di essere una persona che ha un approccio spregiudicato alle vicende sentimentali-sessuali. Anzi, guardi, le devo dire che ritengo di non avere un approccio spregiudicato a nulla, in realtà. Eppure ritengo uno spreco contro natura il suo «ritirarsi dal mercato» e dai rapporti con l’altro sesso a trent’anni. E sono anche convinta del fatto che le avventure, o esperienze, o scambi o li chiami come ritiene, che si hanno in questo momento della vita (nel suo momento della vita), per quanto fugaci non debbano essere considerati «junk food». Non sono necessariamente solo ricchi di grassi saturi e privi di valori nutrizionali, anzi. Purché avvengano nel totale rispetto di entrambe le parti coinvolte e di entrambe le sfere coinvolte (quella sessuale e quella «sentimentale», appunto), li considero dei passaggi benedetti. Non prendo neppure in considerazione gli amplessi di una notte, ma penso che delle micro relazioni, delle amicizie a tempo, delle «tapas» se vuole proseguire sulla metafora gastronomica, siano delle garanzie per la salute delle relazioni-cene a venire.

Mi creda, è sempre complicato trovarsi, un domani, di fronte a un partner che sia stato l’unico piatto ordinato al banchetto della vita. Perché più che a una scelta, finirebbe con l’assomigliare all’unica opzione sul menù.

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