"Ranucci bersaglio pubblico, classi dirigenti eversive". Lerner e Saviano contro il governo

Le bombe sotto casa del giornalista di Report hanno spinto i soliti noti a puntare il dito contro l'esecutivo. E l'Usigrai attacca Ignazio La Russa

"Ranucci bersaglio pubblico, classi dirigenti eversive". Lerner e Saviano contro il governo
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Solidarietà bipartisan a Sigfrido Ranucci, vittima di un attentato nella serata di ieri. Intorno alle ore 22.00, due esplosioni hanno distrutto la sua automobile e quella di sua figlia. Nessuno è rimasto ferito, ma la paura è stata tanta. Tanti i messaggi di vicinanza e solidarietà, ma c’è anche chi ha colto la palla al balzo per attaccare il governo.

Uno dei primi è stato Roberto Saviano: "Quello che è accaduto stanotte a Sigfrido Ranucci non riguarda solo lui, ma il clima che stiamo accettando. Quando si decide che un giornalista può diventare un bersaglio, significa che qualcuno vuole stabilire che certi argomenti non si devono toccare". "L'attentato a Sigfrido Ranucci non nasce oggi: è il frutto di anni di delegittimazione, di campagne mediatiche costruite per isolare, infangare, distruggere civilmente chi osa indagare il potere", ha aggiunto lo scrittore: "Quando non si discute più delle idee ma si attacca la persona, quando il dibattito pubblico diventa un linciaggio social permanente, quando la politica – il potere – si sente autorizzata a colpire i giornalisti, la democrazia non è in pericolo: è già stata violata. Questa bomba non è solo un atto intimidatorio: è un messaggio destinato a chiunque pensi che l’inchiesta, l’analisi, la critica siano ancora spazi di libertà".

Altro affondo mirato è quello di Gad Lerner, che parla apertamente di "classi dirigenti sovversive". Questo il tweet pubblicato dal giornalista: "L'Italia delle bombe e dell'intimidazione ai giornalisti scomodi: l'abbiamo già conosciuta nei tempi più bui della storia nazionale, si manifesta vigliaccamente sotto la regia di classi dirigenti sovversive. Solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia".

Chi ha fatto i nomi - o quasi - è l'Usigrai, che ha tirato in ballo Ignazio La Russa a proposito delle presunte insofferenze per le inchieste di Report: "In prima serata su Rai1 si è arrivati addirittura - da parte della seconda carica dello Stato - a definire i colleghi di Report 'calunniatori seriali', senza che né il conduttore né l'azienda prendessero le distanze. Una campagna d'odio contro il giornalismo d'inchiesta che deve finire".

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