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Adesso l'Anm difende le sentenze delle toghe "pro migranti"

La denuncia di alcuni poliziotti, che al Giornale avevano raccontato la difficoltà di "respingere" gli irregolari a seguito di due pronunciamenti giudiziari, ha fatto scattare la difesa d'ufficio dell'Anm

Adesso l'Anm difende le sentenze delle toghe pro migranti

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C'era da aspettarselo. L'Anm è salita subito sulle barricate, facendo scattare la difesa d'ufficio. La denuncia di alcuni poliziotti triestini, che al Giornale avevano raccontato la difficoltà di "respingere" i migranti irregolari alla frontiera a seguito di due pronunciamenti giudiziari, ha indispettito l'associazione nazionale dei magistrati. Così, dalle odierne pagine del Manifesto, il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia è intervenuto in prima persona per commentare con disappunto lo sfogo a cui Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap a Trieste, aveva dato voce.

"Noi le riammissioni verso la Slovenia non le facciamo praticamente più e questo perché un'ordinanza del tribunale di Roma le ha dichiarate illegittime", aveva testimoniato al Giornale il poliziotto, riferendosi a una decisione della giudice Silvia Albano (oggi componente del comitato direttivo centrale Anm) e a un'altra più recente sentenza emessa dalla giudice Damiana Colla. Tanto è bastato a innescare l'irritazione corporativa dell'Anm. "Mi sembrano prese di posizioni generiche e sommarie. È come se ci fosse la volontà di addebitare a una sentenza, che si può sempre impugnare, ciò che una sentenza non può fare. In sostanza, si scarica sulla giurisdizione una questione che evidentemente riguarda il sistema normativo", ha affermato Santalucia.

In realtà, le circostanze e le dichiarazioni riportate nel nostro articolo non contenevano valutazioni di merito, né sindacavano sulla legittimità dei pronunciamenti emessi. E il Manifesto sbaglia altresì quando parla di "attacco" del Giornale alle due giudici. Nulla di tutto ciò: così si va letteralmente fuori fuoco. Piuttosto, venivano portati alla luce dei fatti, attraverso lo sguardo di chi ogni giorno opera in prima linea e si sente in qualche modo "condizionato" da pronunciamenti che avevano fatto notizia già al momento della loro emissione. E che dunque - lo si voglia o meno - hanno segnato un precedente. Se le forze dell'ordine lamentano di avere "le mani legate" è perché - probabilmente - temono il reiterarsi di un'analoga giurisprudenza, con il conseguente impedimento a effettuare nuove attività di riammissione degli irregolari. Ecco spiegato il senso della legittima critica a quei provvedimenti giurisdizionali.

"È un dato di fatto che dopo le due sentenze i respingimenti verso la frontiera slovena siano diminuiti in modo esponenziale mentre, per contro, gli ingressi irregolari attraverso la cosiddetta rotta balcanica aumentano ogni giorno di più. Nelle dichiarazioni del nostro segretario non si imputa una responsabilità a un magistrato o all'altro, ma si intende solo affermare la realtà dei fatti", scrive il sindacato Sap in una lettera aperta al direttore del Manifesto, Andrea Fabozzi.

Il quotidiano di sinistra, infatti, aveva subito alzato gli scudi senza però approfondire - chissà perché - la questione dell'effettiva difficoltà italiana sulle riammissioni, a fronte di situazioni ben diverse (per non dire opposte) nei vicini Paesi dell'area Schengen.

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