Faremo una colletta per pagare la multa che Vittorio Feltri deve ai musulmani per le parole pronunciate a La Zanzara. Importa poco cosa abbia detto, perché il problema non è lui, ma la strategia della censura che il mondo islamista mette in atto per farci dire quel che piace a Maometto. Anzi, agli imam radicali che, in nome del profeta, stanno mettendo in piedi un partito politico, costruendo una comunità parallela che ammicca alla sinistra e promette voti in cambio di quella che chiama integrazione. E che, al contrario, è disintegrazione dei nostri costumi, della nostra storia, del nostro modello sociale. I nemici del dio musulmano saremmo noi, la democrazia che rappresenta ancora oggi, sebbene in crisi, il modello più avanzato di convivenza del pianeta. Noi rinunciamo a tutto, loro si fanno largo fra le maglie sbullonate delle nostre leggi. Via i crocifissi dalle scuole, perché offendono Mohammed e i suoi amici, ma ben venga il Ramadan perché invece Pietro deve rispettare le loro leggi, sharia compresa. E capire pure che la jihad è un male necessario, anzi la via salvifica dell'anima corrotta dell'Occidente. Però se anche ti assolvono perché picchi la moglie (un fatto culturale), a tavola viva i broccoli a pranzo e che sia bandito il maiale, bestia impura per l'islam alla faccia dei norcini e dei nostri palati attratti dall'insaccato suino.
Un'anestesia illiberale che addormenta l'Italia, secondo il piano di propaganda della Fratellanza musulmana che ha come obiettivo dividerci in fazioni opposte per farci litigare, mentre l'islam si insinua fra gli ingranaggi dello Stato. E Feltri paga. Per un paio di parole forti. Anzi paghiamo noi. Ma, cultura per cultura, pretendiamo di farlo in fette di prosciutto. Diteci quanto ne volete.