
Il tema è noto, anzi arcinoto. Ma la sgradevole sensazione è che al di là di molte parole e pochi fatti, sul futuro che ci aspetta siano in pochi ad avere le idee chiare. Forse addirittura ad avere qualche idea. Perché è difficile immaginare un destino per questo Paese, dopo aver letto le classifiche pubblicate ieri dal «Sole24Ore» sulla qualità della vita nei suoi capoluoghi. Molti dati e parecchie sezioni, tra i quali a colpire sono quelli dedicati ai giovani tra i 18 e i 35 anni e alle posizioni raggiunte da Milano, quella che si dice essere la guida e in qualche modo l'avanguardia, in grado di mostrare la strada sulla quale a breve si indirizzerà anche il resto dell'Italia. Un laboratorio sociologico dove analizzare e prevedere l'evolversi della società. E allora a non lasciare per nulla tranquilli, è quella posizione 101 occupata proprio da Milano su un totale di 107 città nella classifica generale. Se possibile molto più preoccupante la posizione 107 e quindi l'ultimo posto nel «Quoziente di nuzialità», con una media di appena 2,1 matrimoni ogni mille abitanti. Un tracollo confermato da un altro inquietante posto, il 101 sempre su 107, nell'«Età media al parto»; con un 33,4 anni al primo figlio che certo non annuncia nulla di buono per il futuro. E a consolare non sono certo i risultati non più brillanti per altre grandi città come Roma e Firenze. Perché l'andare a fondo tutti insieme, non può essere certo motivo di sollievo. Anche perché a rendere ancor più grave il bilancio, c'è la classifica che mette proprio Milano (e non è una sorpresa) in testa alla classifica della «Trasformazione dei contratti a tempo determinato in tempo indeterminato», 23,2 ogni mille abitanti.
Il che significa che se anche in una città nella quale i giovani trovano lavoro e quindi una sicurezza economica non si sposano e rimandano la nascita del primo figlio pregiudicando evidentemente la possibilità di averne altri, il futuro non è poi così incerto. E drammaticamente oscuro, perché orientato verso un calo demografico che il nostro Paese già paga. Ma che in un futuro molto fosco e non più così lontano potrebbe pagare ben più caro.