Caro Direttore Feltri, le scrivo perché la situazione della sicurezza nelle città italiane sta diventando, a mio avviso, sempre più critica. I reati predatori continuano a crescere: furti, borseggi e rapine sono ormai all'ordine del giorno, soprattutto nei grandi centri urbani. Noi giovani, in particolare, quando usciamo la sera avvertiamo spesso una sensazione di vulnerabilità, come se la sicurezza personale non fosse più garantita. Ritengo che la tutela dell'incolumità dei cittadini debba rappresentare il primo baluardo di ogni ordinamento democratico. A questo si aggiunge un preoccupante aumento della violenza tra minori, con il fenomeno delle baby gang in costante espansione. La criminalità organizzata continua a esercitare il proprio controllo in molte aree del Paese, la microcriminalità sta erodendo il tessuto della sicurezza urbana e anche la cybersicurezza presenta criticità sempre più evidenti. Le domando: qual è la sua opinione su questo scenario? E, soprattutto, quali potrebbero essere, secondo Lei, gli interventi più efficaci per garantire una maggiore sicurezza ai cittadini? La ringrazio per l'attenzione e per il suo prezioso contributo al dibattito pubblico.
Con stima,
Guido Cioffi
Caro Guido,
hai perfettamente ragione: l'insicurezza non è più una percezione, come qualche solone si ostinava a ripetere fino a pochi anni fa. È un dato di fatto. I numeri parlano chiaro, anche se qualcuno continua a tapparsi le orecchie per non disturbare il dogma dell'accoglienza a tutti i costi. I reati predatori sono tornati a crescere, e non lo dico per allarmismo: lo certificano le statistiche, quelle vere, non le chiacchiere dei salotti. Furti, scippi, rapine, aggressioni gratuite: un'Italia che sembra sempre di più un ring dove il cittadino onesto fa da punchingball. Tu scrivi che i giovani avvertono vulnerabilità. Ti capisco: oggi uscire la sera senza guardarsi le spalle è diventato un lusso. Non possiamo far finta che non esistano zone delle nostre città dove una ragazza non può passeggiare da sola senza rischiare molestie, inseguimenti, palpeggiamenti, stupri tentati o consumati. E sai qual è il dato che dovrebbe mettere fine alla propaganda? Che oltre il 44% dei reati sessuali viene commesso da stranieri maschi, i quali rappresentano appena il 4,5% della popolazione. Questa non è xenofobia: è matematica. E la matematica non offende. Il capitolo delle baby gang, poi, merita un discorso a parte. Abbiamo gruppi di minorenni che girano armati, spesso ubriachi o strafatti, e agiscono con una ferocia che fa impallidire perfino certi criminali adulti. Perché tanta violenza? Semplice: perché sanno di essere intoccabili. Il sistema penale minorile, nato per rieducare, oggi è diventato un salvagente per impuniti che menano, accoltellano, rapinano e filmano tutto per vantarsene sui social. E guai a dirlo: subito parte il coro del giustificazionismo, quello secondo cui il delinquente è sempre una vittima, soprattutto se minorenne o straniero. È l'ideologia della scusa permanente: poverino, è giovane; poverino, è straniero; poverino, è fragile, poverino, non è integrato; poverino, è disagiato; poverino, vive in periferia. Nel frattempo però i cittadini vengono derubati, accoltellati, terrorizzati. E chi tutela loro? Nessuno si pone la domanda, o meglio, nessuno che abbia il coraggio di rispondere. Tu chiedi quali soluzioni io immagino. Te ne do alcune, semplici, che però richiederebbero quella cosa che da anni manca: coraggio. Fine immediata della cultura del giustificazionismo. Se uno picchia, rapina, molesta o accoltella, che sia 16enne o 60enne, deve rispondere delle sue azioni. Punto. Certezza della pena. Non misure alternative, non affidamenti, non multe simboliche. Pene vere, da scontare davvero. Riforma radicale del sistema penale minorile.
I minori violenti devono essere considerati responsabili, perché lo sono. La rieducazione va bene, ma dopo aver garantito la sicurezza delle vittime. Espulsione immediata per gli stranieri che delinquono. Non dopo dieci ricorsi, tre gradi di giudizio e quattro avvocati d'ufficio. Chi viene in Italia e commette reati deve essere rispedito a casa propria senza discussioni. Potenziamento delle forze dell'ordine. Le città vanno presidiate, soprattutto di notte. Oggi invece chiediamo ai nostri agenti di fare miracoli con organici ridotti e strumenti ridicoli. Tolleranza zero sui reati di strada. Furti, rapine, aggressioni, vandalismi: non sono ragazzate. Sono l'anticamera della criminalità adulta.
In conclusione, caro Guido, se oggi abbiamo paura è perché per anni abbiamo preferito coccolare i delinquenti invece di proteggere gli innocenti. Abbiamo girato la testa davanti ai dati, abbiamo accarezzato l'idea che in fondo il problema non esiste. E invece il problema esiste, eccome se esiste. E riguarda tutti: giovani, donne, famiglie, commercianti, anziani.
La sicurezza non è un favore
che lo Stato concede: è un diritto fondamentale.E finché non rimetteremo al centro questo principio, continueremo a vivere in un Paese dove il criminale passeggia libero e il cittadino perbene ha paura di tornare a casa.