Cardinal Bustillo cosa pensa del presepe? «Trasmette valori universali per l'umanità». Oltre a essere cardinale, François-Xavier Bustillo è anche uno degli autori più apprezzati dell'editoria religiosa. Dalla «sua» Corsica, dove è vescovo di Ajaccio, osserva con distacco le ricorrenti polemiche sul presepe.
Eminenza, anche quest'anno c'è chi vorrebbe cancellare il presepe perché non abbastanza inclusivo. È davvero così?
«Celebriamo ciò che ci divide, ma non ciò che ci unisce. Il presepe fa parte di quest'ultima categoria perché è un segno di speranza per tutti. È un'espressione di valori belli dell'umanità come la famiglia, la luce, l'accoglienza dei piccoli, la gratuità. A chi si lamenta del presepe voglio dire che Dio non si impone, piuttosto è la nostra società che sembra «surfare» ciò che conta veramente e avrebbe invece bisogno di ritrovare le sue radici. Perché senza radici non c'è stabilità».
Per qualcuno è meglio sostituirlo con Babbo Natale. Più politicamente corretto?
«Faccio una riflessione: con Babbo Natale, che è una favola, una certa società occidentale ha elevato a valore un elemento mitico. La Natività invece non è mito, ma appartiene alla realtà. Penso che oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire le pagine luminose della storia e dunque pure il presepe. Inventandolo, san Francesco ha scelto di creare un contesto quasi teatrale con personaggi, animali, astri e lo ha fatto per ricordarci che l'evento di Betlemme non è immaginario, ma è accaduto nella storia».
Il Giornale ha lanciato la campagna «Presepe Pride» per rivendicare quest'usanza a dispetto di chi vorrebbe metterla da parte.
«Bene. Chi fa polemiche contro il presepe finisce per sacrificare la dimensione simbolica dell'essere umano, un errore in una società sempre più tecnicista e pragmatica. Devo dire che in Corsica non ci sono queste polemiche, anzi vediamo presepi allestiti persino nelle rotatorie di città e paesi. Ho notato che in Francia c'è una riscoperta del presepe perché si è capito che veicola principi di unità e serenità relazionale. Ci parla di semplicità ed è quello che manca nella società della complessità. Ma la semplicità, occorre ricordarlo, non è banalità: è ricerca di autenticità».
Il suo ultimo libro (presto anche in Italia) si chiama «Réparation». Riscoprire il presepe cosa ci consente di riparare?
«Ripara i danni della cacofonia diffusa, cioè la tendenza a pronunciarci su tutto e tutti. Invece il presepe ci dice: Un attimo, calmati, non parlare, osserva, ammira. Talvolta pensiamo a Dio come a qualcuno che viene a darci ricette, ma nel presepe vediamo un Bambino che non parla e si immerge nella nostra umanità con le sue lotte. Mentre altrove potere e avere si impongono, il presepe diventa luogo di riparazione dell'essere.
Oggi nella lotta tra Eros e Thanatos sembra che a prevalere sia quest'ultima e si afferma una logica mortifera: ci parlano di morte del pianeta, morte della Chiesa e così via. Nel presepe, invece, tutti possiamo ritrovare amore e non morte. Se incarniamo l'amore nelle relazioni, la vita si fa più bella e più pacifica».