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Sfilano le "transfemministe": in piazza il tifo per i violenti

Tra slogan contro il patriarcato, il governo e la Chiesa, sfila il corteo "transfemminista". Spunta anche un cartello blasfemo; la festa della donna è solo un pretesto. Poi sui social la "solidarietà" agli anarchici

Sfilano le "transfemministe": in piazza il tifo per i violenti

"La generazione meticcia e queer in lotta per il futuro". Da solo, lo slogan che apriva l'odierno corteo "transfemminista" di Milano bastava a rivelare il carattere ideologico della manifestazione. Altro che otto marzo e festa della donna: la sfilata ultra-progressista aveva piuttosto i connotati dell'adunata politica a tinte arcobaleno. A sentire le argomentazioni dei partecipanti, infatti, la questione della dignità femminile era poco più che un marginale orpello. Un pretesto per riproporre vecchi leit motiv sessantottini mai tramontati dall'orizzonte valoriale di certa sinistra dura e pura. Nuove proteste, vecchia "paccottiglia" ideologica.

L'ideologia del corteo "transfemminista"

Le istanze portate in strada da partecipanti alla manifestazione coprivano un ampio spettro di sollecitazioni politiche. Dalla richiesta di un reddito di autodeterminazione all'introduzione delle carriere alias nelle scuole, dagli slogan contro la Confindustria a quelli sul carovita e la transizione ecologica. Chi più ne ha, più ne metta. E potevano mancare gli slogan anti-clericali? Ovviamente no. "Fuori i preti dalle nostre scuole e dalle nostre mutande", si leggeva su uno degli striscione esposto dai giovani dei collettivi studenteschi. Clamoroso flashback sessantottino: per certe convinzioni di sinistra, il tempo sembra non passare mai. E poi c'erano cartelli pro-aborto libero, contro il patriarcato e a favore di una scuola "transfemminista". Qualcuno, per favore, ci spieghi che significa.

Il manifesto blasfemo: "Invoco Dio..."

Fra gli striscioni esibiti in testa al corteo, anche quello a dir poco provocatorio con la seguente scritta: "Invoco dio solo quando vengo". E accanto, l'immagine di un organo genitale femminile con sembianze che richiamavano l'iconografia religiosa mariana. Perché, per i militanti dell'inclusione e dei diritti, le provocazioni vanno bene solo quando colpiscono la sensibilità di chi non la pensa come loro. Difficile poi non ravvisare il carattere anti-governativo di certe proteste analoghe avvenute nella mattinata in altre piazze d'Italia. I cortei - riferiscono infatti le agenzie di stampa - avevano l'obiettivo di scioperare "contro la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione ma anche contro l'ideologia 'Dio, patria e famiglia' del governo".

Il sostegno all'anarchico Cospito

Ma al carattere politico di certe manifestazioni siamo abituati. Nulla di nuovo. Piuttosto, preoccupa il sostegno agli anarchici espresso dai promotori della manifestazione. Sul profilo Facebook del movimento Non una di meno, tra le motivazioni della protesta si legge un appello "contro la violenza di tutto il sistema giudiziario che prima non ci crede e poi ci tortura e ci uccide nelle prigioni, con tutta la nostra solidarietà ad Alfredo, Anna e a chi lotta in carcere". Facile supporre che il riferimento fosse all'anarchico Alfredo Cospito, recluso al 41-bis, e alla compagna Anna Beniamino, reclusa a Rebibbia.

Ci sentiamo di evidenziare un paradosso davvero bizzarro: gli stessi collettivi che si indignano lamentando una presunta deriva autoritaria nel Paese, sono gli stessi che poi non si fanno problemi a offrire tutta la loro solidarietà a chi vorrebbe sovvertire certe regole civili con la violenza. Ma poi che c'entra, con tutto ciò, la festa della donna?

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