Attualità

"Strappo grave", "Falsità". Tensioni in Rai sul "gender gap"

Il presidente Soldi contesta il governo sulle recenti nomine: "Strappo grave sul gender gap". Ma il nuovo Ad Sergio la smentisce. E Montaruli (Fdi) punge: "Dica gli stipendi dei fuoriusciti Fazio e Annunziata"

"Strappo grave", "Falsità". Tensioni in Rai sul "gender gap"

Nuovi attriti a Viale Mazzini. Durante l'odierna audizione in commissione di vigilanza, il presidente Rai Marinella Soldi si è lamentata per le recenti nomine in azienda, chiamando di fatto in causa il governo. La top manager lo ha fatto in particolare riferendosi al tema della parità di genere, da lei identificato - assieme alla qualità dell'informazione - come prioritario per il servizio pubblico. "La parità di genere è uno dei pilastri su cui si fonda una società democratica e sostenibile, e un traguardo non ancora raggiunto nel nostro Paese", ha affermato Soldi, aggiungendo poi una chiosa che ha subito scatenato discussioni e repliche anche in ambito politico.

"Strappo grave", l'attacco del presidente Soldi

"Per quanto riguarda l'interno azienda, abbiamo ottenuto una significativa riduzione del gender gap, sia in termini di carriere, sia di retribuzioni tra il 2021 e il 2022. Uno sforzo che purtroppo non è stato fatto nell'occasione delle ultime nomine, in particolare per le direzioni delle testate giornalistiche, tutte al maschile", ha affermato il presidente Rai, parlando poi di "uno strappo grave alle policy di genere aziendali, ratificate proprio dal CdA un anno fa". E subito il pensiero è andato al governo, che - attraverso il Mef - è azionista di maggioranza dell'azienda radiotelevisiva di Viale Mazzini. All'interno della stessa emittente, tuttavia, l'analisi proposta da Soldi ha ricevuto un'indiretta smentita attraverso le parole del nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio.

La smentita del nuovo Ad Sergio

Quello del gender gap "è un tema particolarmente sensibile per la Rai, come azienda ma ancor più come servizio pubblico di interesse generale; lo è per la presidente Soldi e lo è per me", ha affermato Sergio, anch'egli ascoltato in Vigilanza. "Delle attività portate avanti in questa direzione, innanzitutto le policy on e off screen approvate per la prima volta da questo Consiglio di amministrazione, è stata data ampia eco, da ultimo nel Bilancio di sostenibilità 2022", ha detto l'Ad. E ancora: "Chiaramente, ciò che conta è la tendenza e il passo per ridurre il gap; su entrambi i fronti sono stati fatti significativi progressi e posso già dare rassicurazione che ulteriori avanzamenti verranno operati nelle nomine che a breve completeranno la squadra di vertice, sia nelle direzioni editoriali che in quelle di staff".

"Soldi dica stipendi di Fazio e Annunziata"

Sul fronte politico, a replicare a Marinella Soldi è stata la deputata Fdi Augusta Montaruli, vice presidente della Commissione Vigilanza Rai. "La questione di genere sta a cuore anche a noi che per fortuna, oggi, in Italia abbiamo il primo presidente del consiglio donna. Ma quando si parla di 'gender policy' della Rai più che di nomine e quote sarebbe utile occuparsi della differenza salariale tra uomo e donna", ha precisato la parlamentare proprio surante la seduta odierna della bicamerale, rivolgendosi al presidente Rai. Poi la stoccata. "Si potrebbe partire, ad esempio, dai compensi degli eccellenti fuoriusciti Fazio e Annunziata, visto che sui loro stipendi vige tutt'ora un inspiegabile mistero. Quando si affronta il tema della rappresentanza di genere c'è chi vede la strada delle quote e chi come noi quella del merito e poichè parliamo di indubbie professionalità, nuove e confermate, alla guida delle testate, a nostro giudizio non c'è stato nessuno strappo in Cda. Il tema del gap salariale, invece, sarebbe sicuramente interessante da affrontare", ha concluso Montaruli.

Parole alle quali ha fatto eco la collega deputata Sara Kelany. "Il problema della parità di genere ha varie sfaccettature e non può essere risolto solo con le quote rosa ma valorizzando con i fatti il merito e, soprattutto, intervenendo sul gender gap, ovvero sulla differenza di compensi che c'è ancora oggi, anche a livelli altissimi tra professionisti donne e uomini. Si deve fare presto, invertendo la rotta risetto al passato, soprattutto, in un'azienda importante come la Rai", ha affermato la parlamentare di Fratelli d'Italia. "La parità di genere non è uno slogan da sventolare in campagna elettorale e non si risolve certo nella declinazione al femminile di cariche o professioni, come crede di poter fare la sinistra...", ha aggiunto, sottolineando invece l'impegno del governo sull'argomento.

La contraddizione sulle quote e sul merito

Il presidente Rai Soldi ha replicato a sua volta. "Se si fa una ricerca non si troverà mai una parola 'quote' in quello che ho detto. Sono abbastanza allergica a questa parola e a questo concetto, si parla di merito", ha precisato. Tuttavia non si capisce allora perché nel suo intervento avesse fatto riferimento alle recenti nomine nelle testate giornalistiche "tutte al maschile". "Ci vuole tempo di fermarsi e farsi domande per capire, oltre i nostri soliti schemi, per capire se ci sono risorse interne o esterne che non abbiamo preso in considerazione", ha concluso la top manager di Viale Mazzini, chiudendo una polica apparsa - dall'esterno - quantomeno non necessaria.

Commenti