Politica

In aula si va col santino. Sperando di copiare

Foglietti in bagno e cellulari nascosti. E sotto il banco la foto di Totti o l’immaginetta di San Pio

Da Milano

Peggio che regalare il miele all’orso Yogi. «Hai intenzione di copiare alla maturità?» chiede un sondaggio sul sito www.skuola.net. Un plebiscito: il 46% degli utenti clicca sicuro su «Ad ogni costo!», il 39% si ferma timidamente su un più scaramantico «Se ci riesco». Da un compagno, dai «bigini», dalle fotocopie rimpicciolite occultate tra i vestiti con le più bizzose delle arti. Oppure affidandosi alla tecnologia, evitando di consegnare alla commissione cellulari e palmari e riuscendo nella titanica impresa di usarli durante l’esame senza farsi beccare. O confidando nella magnanimità dei propri insegnanti, nella quale spera il 51% degli utenti del sopracitato sito.
L’imperativo è uno e unico, lo stesso da sempre: copiare. Ma gli studenti arrivano davvero così sprovveduti alla prova d’esame? Non ce la possono proprio fare da soli? La paura fa 90, dice la cabala. Quando si parla di maturità, invece, la paura fa 60, cioè il punteggio minimo per aggiudicarsi il diploma. E gli studenti agiscono più per precauzione che per vera necessità: sono tantissimi i ragazzi che entrano in aula imbottiti di foglini e foglietti e escono dall’esame confessando di non aver neppure sbirciato nel loro arsenale di «promemoria».
Poi ci sono gli inventivi, quelli che le pensano proprio tutte per cautelarsi. I più sfacciati ci provano tenendosi addosso telefonini e computerini vari ed eventuali, confidando di rifugiarsi in bagno al momento del bisogno per giocarsi quell’«aiutino» che fa molto Gerry Scotti ma può significare promozione. Già, le toilette. Quei luoghi poco ortodossi ma tanto strategici, che ben si prestano a diventare il rifugio ideale di messaggini cartacei tra studenti: un accordo prima della prova, qualche occhiata segnaletica durante l’esame, un posto prestabilito dove lasciare e ritirare la preziosa missiva e il gioco è fatto. Chi invece resta ancorato al più classico - e rassicurante - «fai da te» si arrangia come può: maglioni che sfidano anche la più opprimente canicola ma che celano alla perfezione artigianali enciclopedie di fotocopie rimpicciolite, capolavori amanuensi di bigliettini o «bigini» fatti e finiti da sfogliare a tradimento.
Un capitolo a parte spetta poi a chi si presenta a scuola attrezzato di improbabili portafortuna: l’ultima mania è quella dell’intimo rosso, ma restano sempre in voga i classici corni, quadrifogli e ferri di cavallo. Ma c’è anche chi si affida ai propri miti e sotto il banco posiziona la foto di Totti, o le romantiche studentesse che attraverso pupazzetti e pegni d’amore di ogni sorta invocano i benéfici influssi di Eros. Gli insegnanti chiudono un occhio, sperando che i feticci non nascondano l’incriminato bigliettino; ma i talismani, si sa, sono talmente intrisi di scaramanzia da essere immuni a simili pratiche «sacrileghe».
Come dimenticare, infine, chi riscopre per l’occasione tutta la sua devozione, sfoderando santini ad hoc. I più convinti si affidano ai loro personali santi protettori, San Pio e San Gennaro su tutti. In tanti invocheranno l’amatissimo Papa Wojtyla, beniamino e guida dei giovani.


E per chi ancora non sapesse, è il caso di dirlo, a che santo votarsi, va ricordato che la Chiesa affida studenti ed esaminandi in particolare a San Girolamo, San Luigi Gonzaga - protettore dei giovani -, Sant’Espedito di Melitene e San Giuseppe da Copertino.

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