Un vanto per chi governa la città e pianifica politiche efficaci per lintegrazione, motivo di non pochi timori per tanti cittadini (milanesi doc). Sì, perché gli stranieri in città continuano a crescere, a cominciare proprio dai «regolari», cioè i residenti. Allalba del 2007 erano 170.619 gli immigrati cittadini di Milano - almeno secondo lAnagrafe - proprio quanto i «signori Brambilla». Il settore Statistica del Comune aggiorna le tabelle: un buon 13 per cento le persone provenienti da altri Paesi; aumento riscontrato pari allo 0,3% rispetto al 2005. La geografia delle presenze vede al primo posto il continente asiatico (60.435, più di uno straniero su tre), seguito dallAfrica (39.240, il 23 per cento) e dallAmerica (soprattutto del Sud, 37.554, il 22%). La classifica delle singole nazionalità conferma la «top ten» delle bandiere più frequenti ai balconi di Milano. I filippini sono oltre 27mila, gli egiziani 22mila e i peruviani poco più di 14mila. Staccati di poco i cinesi (14mila esatti), mentre Paesi dallimmigrazione «della prima ora» restano piuttosto indietro: è il caso dei marocchini (6mila e 500 circa), dei rumeni peraltro neo-comunitari (6mila) e degli albanesi (meno di 5mila). Dato interessante limpennata delle famiglie, arrivate a quota 91mila con un balzo in vanti di 10mila unità in un solo anno. Fotografia che rispecchia i ricongiungimenti ormai messi in atto, così come i nuclei a nazionalità mista (11.668) hanno smesso di rappresentare una curiosità, visto che sono in costante crescita. I minori stranieri sono passati dai 26mila nel 2004 agli attuali 34.500. Le nuove generazioni dunque acquistano un ruolo sempre più preponderante, elemento che nella cronaca viene di volta in volta a galla: lo si è notato, ad esempio, quando in aprile è riscoppiata la «questione Chinatown». A proposito di zone «calde», è ufficiale che in via Padova e dintorni un residente su cinque è immigrato. Situazione da cui non si discostano granché la Zona 9 e larea Vittoria-Forlanini ad est. Ma anche in Centro gli stranieri sono diventati l11,5 per cento della popolazione.
Commenta i numeri lassessore alle periferie, Ombretta Colli: «Bisogna continuare a lavorare sullintegrazione. È un dato di fatto, però, che nei quartieri popolari la convivenza tra immigrati e italiani davvero può non essere cosa semplice, spesso per incomprensioni reciproche. Serve buona volontà da entrambe le parti».
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