Luisa Parer
«I fondi pensione hanno raccolto ad oggi le adesioni di soli 2 milioni di lavoratori, dei quali la maggioranza ha unetà superiore ai 40 anni. Hanno quindi aderito in pochi, con pochi soldi e pochi sono soprattutto i giovani, ossia coloro che più avrebbero bisogno di crearsi una pensione di scorta», Danilo Masci, responsabile della Previdenza complementare di Arca Sgr riassume così la situazione del settore in Italia.
Il quadro è dovuto principalmente a due fattori: in primo luogo, spiega Masci, «la maggioranza dei lavoratori non si è ancora resa conto di quanto sarà forte lazione della mannaia sulle pensioni pubbliche. Si stima, infatti, che un dipendente con 35 anni di contributi riceverà nel 2040 dalla previdenza pubblica circa il 48% dellultima retribuzione». Senza contare che gran parte dei lavoratori non ha «ben compreso tutti i vantaggi di conferire il Tfr (Trattamento di fine rapporto) in un fondo pensione, come ad esempio la possibilità di sfruttare il contributo del datore di lavoro». Secondo le previsioni la riforma sul Tfr entrerà in vigore il primo gennaio 2008: «in quel momento - ricorda Masci - il lavoratore dovrà decidere se investire il Tfr in strumenti finanziari da cui ottenere una rendita vitalizia da aggiungere alla pensione pubblica. Se si parte oggi si può arrivare a maturare circa il 15-16% dellultima retribuzione compensando così parte della diminuzione prevista dalla previdenza obbligatoria. La pensione raggiungerebbe infatti complessivamente il 63% dellultima retribuzione».
E per quanti sono ancora indecisi? «Si potrebbe pensare che la previdenza complementare sia consigliabile soprattutto a chi ha davanti a sé un lungo percorso contributivo e meno a chi è vicino alla pensione. Tuttavia, esistono soluzioni diverse che consentono di soddisfare le esigenze di tutti anche sotto laspetto della propensione al rischio.
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