Roma

«Ausiliari della sicurezza» nei parchi urbani

«Non bisogna creare intralcio all’azione delle forze dell’ordine perché chi si mette in proprio e chi si fa giustizia da sé dev’essere consapevole che crea ostacoli alla sicurezza vera». Il sindaco Gianni Alemanno, che da sempre si è detto contrario alla “giustizia faidatè” è tornato ieri sull’argomento per ribadire un concetto che deve essere chiaro anche a chi si occupa dell’organizzazione di ronde da parte dei cittadini nella capitale. E per superare l’impatto lessicale del termine che oggi molti invocano, cioè ronde, ha spiegato: «Vogliamo coinvolgere i cittadini in un’azione di volontariato che aiuti le forze dell’ordine nel controllo del territorio e nelle opere di solidarietà». Per Alemanno «tutto quello che si fa, deve ruotare intorno alle forze dell’ordine che stanno facendo uno sforzo estremo e tutto il possibile per garantire sicurezza ai cittadini». Il sindaco ha ulteriormente ribadito di essere contrario «alle ronde intese come “giustizia faidatè” o come alternativa alla giustizia e alla sicurezza che viene garantita dalle forze dell’ordine, per noi è un percorso assolutamente impraticabile».
Tanta insistenza si giustifica per il fatto che c’è tanta gente che continua a usare strumentalmente la parola “ronde” per attribuirle un significato eversivo che evoca una violenza peggiore di quella che si vorrebbe colpire. Per esempio, ieri mattina, in occasione del vertice a Palazzo Valentini tra la commissione sicurezza della Regione e il prefetto Giuseppe Pecoraro, la presidente della commissione stessa Luisa Laurelli non ha perso l’occasione di far notare che, pur essendosi trattato di «un incontro costruttivo e di grande collaborazione istituzionale, sulle ronde abbiamo segnalato la preoccupazione che si verifichino fenomeni di tipo razzista e abbiamo chiesto rassicurazione sul fatto che si tratti di presidi di sicurezza intesa come volontariato civico, in forma di collaborazione con le forze dell’ordine e non in sostituzione delle stesse, in una logica di giustizia fai da te». Come si vede, la sostanza delle cose è la stessa, la forma un po’ diversa.Dal canto suo, Pecoraro ha sottolineato l’utilità di gruppi di cittadini, adeguatamente formati, non “provocatori” e, come prevede la nuova normativa, appartenenti ad associazioni riconosciute e sottoposti alla vigilanza del Prefetto. «Possono svolgere la funzione di “ausiliari alla sicurezza” davanti alle scuole o nei parchi, per osservare e fare segnalazioni alle forze dell’ordine».Più in generale, sui temi della sicurezza e dell’attuazione del «Patto per Roma Sicura», ha spiegato Luisa Laurelli, «il prefetto Pecoraro ha posto l’attenzione su due questioni prioritarie: la revisione della dislocazione dei presidi di polizia sul territorio e la gestione dei sistemi di videosorveglianza, che implica un’operazione di mappatura delle videocamere». Ma ci sarebbe anche bisogno di una garanzia del corretto utilizzo delle immagini e di una «riconduzione a unità dei diversi sistemi» di videosporveglianza, che è esattamente quello che sta facendo il Campidoglio con il progetto “Sistema Roma”, una sala operativa coordinata con le analoghe strutture di carabinieri, polizia, vigili del fuoco, polizia municipale e protezione civile. La Regione, nel frattempo, ha stanziato 248mila euro per realizzare una recinzione attorno a una parte del Parco della Caffarella, circa un chilometro e mezzo, per chiuderne di notte almeno una parte.
Ieri sera, intanto, da piazzale Douhet all’Eur, sono partite anche le cosiddette «ronde rosa», per ora un gruppetto di sette donne tra i 18 e i 45 anni simpatizzanti del movimento di Storace «La Destra». La risposta della sinistra non si è fatta attendere.

Arrivano le «anti-ronde» che la Sinistra (gruppo unico alla Regione Lazio tra sette esponenti di Movimento per la sinistra, Verdi e Sinistra democratica) metterà in campo per verificare l’operato di quelle che definiscono «ronde».

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