Austria, l’erede di Heider "stravince"

Come previsto da tutti i sondaggi il Paese resta nelle mani del socialista Fischer, ma la candidata di destra Rosenkranz sfiora il 17 per cento: un risultato clamoroso. Per gli avversari è una simpatizzante nazista. Lei: "Difendo solo le radici del mio Paese"

Austria, l’erede di Heider "stravince"

Barbara Rosenkranz è l’eredità nazista lasciata da Haider. Con lui il sogno si era bruscamente interrotto nel 2008. Allora Haider era all’apice del successo, il suo partito di estrema destra, il Bzö piaceva, alle elezioni federali avevano stravinto, era forte in Carinzia e fuori. Poi un incidente in auto lo aveva fermato per sempre. Oggi c’è lei, Barbara, candidata dell’Fpö, quel partito in cui Haider aveva militato, ma che poi aveva lasciato perché troppo estremista.

A Barbara invece piacciono le tinte forti, la Wehrmacht, il nazismo. E non fa nulla per nasconderlo. Anzi, lo rivendica con orgoglio. Lei, «la mamma nazi», come la chiamano, è tutt’uno con la fede politica. Lei che si definisce «antifemminista e casalinga», ha convinto il suo pubblico con uno slogan: «I valori richiedono coraggio patria e famiglia». Lei che promette un Paese senza moschee. Ieri alle elezioni presidenziali è stato eletto Fischer, il presidente uscente, eppure a vincere davvero è stata lei, la Rosenkranz, signora di 51 anni, di buona cultura, maturità classica, laureata in filosofia all’università di Vienna. I sondaggi lo avevano già fiutato. Su Fischer nessuno aveva dubbi, tanto che le previsioni lo davano all’82 per cento.

Un plebiscito senza emozioni. I riflettori in realtà erano puntati su di lei, su quello che avrebbe potuto fare la paladina dell’ultra destra. Il verdetto ha dato ragione ai sondaggi: il capo dello Stato socialdemocratico ha vinto un secondo mandato di sei anni con il 78,9 per cento dei voti, ma il 15,6 per cento dei voti erano tutti per lei, a Frau Rosenkranz, così il Partito liberale Fpoe, xenofobo e anti-europeista ha ricominciato a far paura. Il fantasma dell’estrema destra è tornato, Heider è risorto sull’onda della Rosenkranz, dieci figli e un marito con le stesse idee politiche. Lei che si veste spesso con il costume nazionale, che ha chiamato i bambini con i nomi della mitologia germanica, Volker, Hedda, Hildrum, Arne, Wolf, nessuno escluso, neppure il cane, Greif, nome in codice utilizzato nell’offensiva tedesca delle Ardenne. Lei che con la Chiesa ha rotto anni fa, ora preferisce i riti pagani. Ogni anno organizza con il marito la festa del solstizio d’estate, una tradizione pagana eredità del nazionalsocialismo, dove si celebrano «le famiglie sane, forti e numerose», come la sua. Chi c’era, giura di averla vista cantare inni nazisti.

Chi voleva capire, con queste elezioni, quanto fosse forte l’estrema destra, ora non ha più dubbi. Da un paio d’anni ha rialzato la testa, ha superato indenne o quasi le scissioni, le divisioni interne, perfino la morte di Haider. Oggi l’Fpoe ritrova la forza con i vecchi slogan xenofobi proclamati da Barbara. Una cosa su tutte accomuna Heider con la Rosenkranz: quegli scivoloni su Hitler. Il fulcro della battaglia politica di lei è l’abolizione di quella legge del 1947 che vieta l’apologia e il ritorno del nazismo e lei considera «eccessiva, imprecisa e anticostituzionale perché contro la libertà di opinione». Lei, che fa politica da 20 anni, ha nicchiato quando le è stato chiesto di riconoscere l’esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento. Soltanto la pressione del più potente e venduto quotidiano austriaco, la Kronenzeitung, l’ha obbligata a distanziarsi formalmente dal nazismo con una dichiarazione dal notaio.

Oggi il sito online del quotidiano Oesterreich, sostiene che Rosenkranz avrebbe addirittura intonato, nel 2008, una canzone studentesca nazista, considerato l’inno di Heinrich Himmler. Quando le avevano chiesto delle camere a gas lei aveva fatto finta di niente: «La mia conoscenza della storia è di una persona che è andata a scuola in Austria tra il 1964 e il 1976, quando le lezioni di storia si fermavano al 1918». È stata questa frase, a metà campagna elettorale che l’ha fatta fermare, costringendola ad una dichiarazione riparatrice in cui assicurava di non avere mai avuto simpatie naziste.

Ma il danno era fatto, oltre diecimila persone erano scese in piazza a protestare la sera del 26 marzo, intellettuali, ebrei, politici erano lì con una torcia in mano e un fogliettino con il nome di un ebreo morto in un lager.

Nel 1991 Haider aveva elogiato pubblicamente la politica economica di Hitler, una dichiarazione che gli costò il posto. La Rosenkranz ha preso il 15%, senza quello scivolone poteva fare molto meglio. I tempi in Austria sono cambiati.

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