Auto Usa, Bush pensa a un fallimento «pilotato»

Decisione imminente per Gm, Chrysler e Ford. Quest’'ultima assicura, però, di avere ancora una certa autonomia e allunga di una settimana lo stop di 10 impianti a gennaio. La Casa Bianca: «Evitare una bancarotta disordinata»

Amministrazione controllata «pilotata»: la soluzione più sgradita al numero uno di Gm, Rick Wagoner, sembra essere quella che la Casa Bianca si appresta a varare allo scopo di impedire il fallimento dell'industria automobilistica americana. «Questa possibilità - hanno spiegato ieri i collaboratori più stretti di George W. Bush - rientra in una gamma di opzioni e molto presto sarà presa una decisione». Come da previsioni, General Motors, Ford e Chrysler conosceranno il loro destino prima di Natale.

Gm e Chrysler, in particolare, sono alla ricerca disperata di fondi per sopravvivere: i due gruppi hanno bisogno di 14 miliardi di dollari entro l'anno. E dopo il no arrivato la scorsa settimana dal Senato, ora l'amministrazione Bush è impegnata a trovare una via d'uscita urgente prima che le due case di Detroit (Ford ha invece dichiarato di avere liquidità a sufficienza almeno per il 2009) falliscano per conto proprio. Le autorità, come ha più volte ribadito lo stesso Bush negli ultimi giorni, sono intenzionate a evitare una «bancarotta disordinata» che avrebbe conseguenze pesanti su un'economia già in grave recessione. «Vogliamo però assicurare - ha sottolineato ancora una volta ieri il presidente uscente - che i soldi dei contribuenti non siano spesi a fondo perduto. E al mio successore - ha aggiunto, riferendosi a Barack Obama - non voglio lasciare una catastrofe maggiore». «Vero è - ha aggiunto la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino - che qualsiasi sarà lo scenario che uscirà al termine di questo processo, non ci sono dubbi che tutte le parti in causa dovranno prendere delle decisioni molto difficili».

L'ipotesi avanzata ieri dal New York Times è che il governo conceda a Chrysler e Gm fondi sufficienti per operare per diversi mesi. Poi un supervisore scelto dal governo riunirà i dirigenti delle compagnie per tracciare il percorso verso la richiesta della protezione del «Chapter 11» della legge fallimentare americana, finalizzato alla soluzione della crisi dell'impresa attraverso un piano di riorganizzazione. Ford rimarrebbe esclusa in quanto non ha urgente bisogno di capitali. Con il passare delle ore, intanto, la situazione di Detroit si aggrava. Chrysler ha annunciato lo stop dei suoi stabilimenti per almeno un mese, così da bilanciare la domanda con la produzione e le scorte. Ford ha fatto sapere che fermerà per una settimana in più del previsto, a gennaio, la produzione in dieci fabbriche. Sono anche riemerse le indiscrezioni, immediatamente smentite, sulla riapertura delle trattative tra Gm e Chrysler per una fusione. Severo il giudizio di Wall Street: Gm ha perso il 15%.

Ma è tutta l'industria dell'auto a soffrire. Il mercato giapponese si prepara a vivere un 2009 da incubo con vendite sotto i 5 milioni di unità, ai minimi dal 1978. Oggi, infine, il premier russo Vladimir Putin darà il via a un piano di sostegno al settore.

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