È una caratteristica dei grandi pensatori la capacità dinfluenzare nel profondo il mondo culturale e, al tempo stesso, assorbire quanto di meglio avviene attorno a loro. Essi sanno dare molto perché altrettanto sanno ricevere. È questa la prima considerazione che sorge dalla lettura dellAutobiografia di Friedrich von Hayek curata da Lorenzo Infantino (Rubbettino, pagg. 248, 16 euro). In verità, leconomista austriaco una vera biografia non la scrisse mai. Ma negli anni Novanta del secolo scorso Stephen Kresge e Leif Wenar, dintesa con Hayek stesso, realizzarono una collazione dei molti passi presenti in interviste e altri testi in cui lautore de La via della schiavitù raccontava la propria vita, i rapporti personali, gli scambi intellettuali.
Il volume aiuta così a focalizzare il rapporto che lo studioso ebbe con le scienze biologiche e con la psicologia, ossia con due discipline che in vario modo torneranno nei suoi lavori maggiori. Ma insieme al percorso di maturazione del protagonista, quella che viene alla luce è la qualità culturale della vecchia Europa: tanto della Vienna in cui Hayek si formò, quanto di quel Regno Unito che egli adotterà quale propria patria dadozione. Nel libro è così riconoscibile in filigrana lesistenza di un uomo: con i suoi sogni, le sue passioni, le sue battaglie. Ma vi è soprattutto lanalisi di una serie di relazioni che hanno pesato in modo significativo sullo sviluppo del secolo scorso. Basti pensare al modo in cui Ludwig von Mises ha contribuito a fare di Hayek leconomista e il liberale che poi è stato, ma anche allamicizia con Keynes.
I due ebbero rapporti assai stretti, nonostante esprimessero tesi agli antipodi: «eravamo diventati molto amici, perché condividevamo tantissimi interessi, storici e al di fuori delleconomia». Questo comunque non impedì mai allallievo di Mises di criticare le tesi keynesiane sulla necessità di stimolare i consumi, sul preteso rapporto tra occupazione e domanda aggregata, sullidea che linflazione possa giocare una funzione positiva. Hayek avrebbe anche voluto scrivere un libro a confutazione di tutto ciò, se solo lautore della Teoria generale non avesse modificato di continuo le proprie posizioni.
La versione italiana dellautobiografia è impreziosita da due testi. Il primo è unintervista che fu realizzata nel 1978 da James Buchanan, da cui risulta chiaro come Hayek fosse ormai soprattutto interessato a individuare strumenti di limitazione del potere: per scongiurare quel moltiplicarsi di norme e prelievi che caratterizza la «democrazia illimitata», le cui origini fa risalire a John Stuart Mill.
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