Multe, si sfiora il miliardo. Ora stretta sugli autovelox

Sanzioni su del 7%. Solo dalla velocità oltre 105 milioni. Emendamento Lega: "Comuni, censite i dispositivi"

Multe, si sfiora il miliardo. Ora stretta sugli autovelox
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No agli autovelox «per fare cassa». La Lega giovedì scorso rivendicava l’approvazione in Commissione Trasporti del suo emendamento al Decreto Infrastrutture: i Comuni saranno tenuti a segnalare ufficialmente tutti i dispositivi attivi sul proprio territorio. In caso contrario, gli autovelox non potranno funzionare.

L’obiettivo – spiegano i deputati leghisti – è garantire trasparenza e sicurezza, impedendo gli abusi. Una posizione, quella del Carroccio, che riprende quella del vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che ad aprile scorso in una lettera all’Anci aveva chiesto un censimento completo di speedcam, tutor e autovelox. Tempi duri per lo speed control?

Non troppo, a guardare ai numeri e al caos.

Perché gli autovelox restano in una sorta di far west dove ognuno fa la propria legge. Tutto è infatti sospeso tra le sentenze della Cassazione, che impongono l’omologazione formale degli strumenti e non una mera approvazione ministeriale, e i numeri dei rendiconti comunali, che mostrano entrate da contravvenzioni con cifre spesso in crescita anche dopo il terremoto giurisprudenziale. Lo ha rimarcato Quattroruote nel numero in edicola, osservando come, nonostante le sentenze della Suprema Corte, nel 25 per cento dei comuni i proventi da multe per eccesso di velocità sono cresciuti.

Da un lato c’è il caos aperto dalla sentenza con cui, ad aprile 2024, la Cassazione ha stabilito che gli autovelox devono essere omologati e non semplicemente «approvati» dal Mit. La decisione (poi confermata da successive sentenze) ha aperto la strada all’annullamento di migliaia di verbali, «tagliando» gli autovelox più di Fleximan. Nel frattempo il Mit, in primavera, ha bloccato il decreto che doveva fare ordine nel caos, considerando «automaticamente omologati» tutti gli autovelox approvati dopo il 2017 e imponendo lo spegnimento degli altri fino ad avvenuta omologazione, la cui procedura si attende dal 1992.

A entrare in vigore, lo scorso giugno, è stato solo il decreto autovelox di aprile 2024, quello che introduce regolazioni stringenti per limitare abusi quando a dove e come installare gli autovelox, andallo come una nunciato infatti come stesso ministero «stretta contro le multe selvagge». Ma, con lo stop al decreto che doveva dettare la procedura di omologazione, resta il dubbio su quale sia l’iter corretto da seguire. I comuni hanno avuto 12 mesi per mettersi in regola, e ora sono entrate in vigore le nuove norme che spiegano dove le amministrazioni possono installare le telecamere, quale sia la segnaletica da apporre, in quali zone e per quali limiti di velocità non si possano montare. Viene anche ribadito che gli strumenti devono essere omologati, ma per farlo bisogna che sia chiaro il come. Altrimenti, e prevedibilmente, pioveranno ricorsi.

Nel frattempo le amministrazioni comunali hanno continuato a far cassa. Nel 2024 i ricavi da multe, ha ricostruito Quattroruote, hanno sfiorato il miliardo (957 milioni) solo per i comuni capoluogo. Di questi, 650 milioni sono andati ai primi 20 comuni italiani. Gli autovelox? Pesano per più del 10%: 105,4 milioni di euro, dato pressoché invariato rispetto allo scorso anno, e 62,1 milioni di euro se consideriamo solo i primi 20 comuni. A fare la parte del leone è stata Firenze (20,5 milioni di euro), seguita sul podio da Milano (10,6 milioni) e Bologna (7,6). Ma i piccoli comuni non scherzano. A Galatina, in Puglia, gli autovelox hanno fruttato 5.874.926 euro, quarto comune italiano per incassi. Considerando gli appena 25mila abitanti della cittadina salentina, fanno 230 euro a testa.

Insomma, grande è la confusione sotto l’occhio della speedcam: basterà il decreto Salvini a fermare le multe pazze? Intanto cambia qualcosa anche sul fronte bollo auto: dal prossimo anno, e per le nuove immatricolazioni, il pagamento dovrà essere fatto entro l'ultimo giorno del mese successivo all'immatricolazione. E si pagherà per l'intero anno, sempre che le regioni non deroghino con scadenze quadrimestrali.

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