
Si lamentano tutti che la tecnologia nello sport sia troppo invasiva, poi però non sanno più cosa fare senza. Dura la vita degli arbitri, rimasti nudi davanti ai loro errori e incapaci di reagire anche quando dovrebbero. E non stiamo neanche parlando di calcio.
È successo a Wimbledon, insomma, nel match tra la Pavlyuchenkova e la britannica Kartal, quando una palla, chiaramente fuori, di quest’ultima ha creato un incredibile imbarazzo: il giudice di linea elettronico è andato in tilt e ha taciuto, quello di sedia pure. E il fatto che gli arbitri di linea da quest’anno facciano da figuranti (vengono messi in campo solo in caso di black out) ha fatto il resto, perché siamo arrivati al punto che la tecnologia a volte sbaglia, ma l’errore umano ormai è diventato inaccettabile. Così, per esempio, proprio il giudice sul seggiolone, quello che ha l’ultima parola in materia, s’è preso paura e ha deciso di far rigiocare il punto invece di decidere, che sarebbe in effetti il suo lavoro residuo. La giocatrice russa si è giustamente imbufalita (“mi hanno rubato un punto”) e il genere umano finisce completamente anestetizzato.
Meno male che su un altro campo è rimasto uno sprazzo (o forse uno spruzzo) di umanità, quando - durante un servizio dell’americana Anisimova - è
partito il botto da una bottiglia: “Ladies and gentleman, siete pregati di non aprire i tappi dello champagne quando le giocatrici sono in gioco”, ha detto l’arbitro con grande sense of humor. Almeno siamo inglesi, mica robot.