
Paolo Sottocorona, fiorentino, 77 anni, è uno dei più noti meteorologi italiani.
Fa questo lavoro da più di mezzo secolo. Ha visto la meteorologia crescere e diventare un pilastro della sicurezza civile.
Il suo volto è noto perché tutti i giorni informa i telespettatori de La7. Oggi dice: attenti con gli allarmismi e il terrorismo psicologico. Non è vero che in Italia ci sono 40 gradi. Cerchiamo di dare una giusta informazione. E si tira addosso gli strali degli ambientalisti che gli danno del «negazionista».
Paolo, li ha visti i commenti feroci su di lei?
«Io i social non li uso, i commenti non li vedo».
Dicono che lei neghi il cambiamento climatico.
«Io, come qualunque meteorologo vero - perché poi ci sono metereologi un po’ così... -, non potrei mai negare che è in corso un cambiamento climatico. Si tratta di capire che significa. Cosa potrebbe portare, cosa ha già portato, cosa vediamo e cosa non vediamo. Provo a dire queste cose essendo non uno scienziato, ma un tecnico che lavora su questa materia da più di 50 anni. Quindi io so di cosa sto parlando. Molti altri mi pare di no».
Tutti meteorologi?
«Sì, ma senza sapere niente».
C’è un’ondata di caldo?
«Certo».
Queste ondate sono più frequenti oggi?
«Sì, l’aumento della temperatura globale del pianeta è comprovata. Poi, secondo qualcuno non dipende dall’aumento della CO2. L’aumento però c’è stato. L’altra cosa che non si può negare è che nell’Europa centro meridionale l’aumento della temperatura sia più alto di quello del resto del mondo».
Come mai?
«Perché si parla di medie: c’è chi sta sopra e chi sta sotto. Ce lo insegna un letterato come Trilussa che non so se ne sapesse di meteorologia. Un grado e mezzo in più nel globo non vuol dire ovunque un grado e mezzo in più».
Una grande ondata di caldo, comunque, ha colpito l’Europa?
«No: ha colpito una parte dell’Europa. Tanto che io tutti i giorni ricordo in tv che a Edimburgo, a Stoccolma e in altre città del Nord la temperatura è di 10-15 gradi meno di quella di Madrid o Roma».
Che vuol dire?
«Che è sbagliato il titolo: ondata di caldo sull’Europa».
Pignoleria...
«No. In matematica, in fisica, non puoi approssimare e cambiare il nome alle cose. Sennò salta tutto».
Ma il caldo cresce ovunque.
«Secondo certi studi che si stanno verificando, nel futuro in Europa del Nord, in particolare Scandinavia e Inghilterra, si potrebbero avere temperature decisamente più basse di quelle medie odierne. Cioè la temperatura scenderà. Invece nel centro-sud dell’Europa, che oggi sta circa a due gradi e mezzo sopra la media degli anni scorsi, siamo in una situazione localmente particolare».
Emergenza?
«Non sta a me dichiararla. Io posso dire che è sbagliato dire che la temperatura in Italia è di 40 gradi. È un falso».
I 40 gradi in Italia non ci sono?
«No».
Non è la temperatura percepita?
«L’idea che la temperatura percepita sulla pelle sia più alta di quella che segna il termometro è fisicamente un’assoluta stupidaggine. Non esiste».
Lei ha detto che queste falsità andrebbero perseguite per legge...
«Ma cos’è la temperatura percepita? È semplicemente la constatazione che a parità di temperatura l’organismo umano soffre di più se l’aria è più umida. Ma non è che sente una temperatura più elevata. C’è un disagio maggiore ma è un fatto individuale. Ogni organismo soffre in modo diverso. Tu a 35 gradi e con l’umidità alta stai male, io no».
Quando si dice che in Italia il termometro tocca i 40 gradi che vuol dire?
«Io parlo in italiano, ho fatto anche il classico. Quando si dice in Italia c’è questo vuol dire che ovunque c’è questo. Invece in Italia non ci sono 40 gradi. Tu puoi dire: si prevede che in alcune zone dell’Italia si toccheranno i 40 gradi. È una previsione, forse giusta, probabilmente sbagliata. Ma se succede succederà in qualche zona.
Non in Italia».
Uno vale per tutti?
«Già. Ogni settimana c’è qualcuno che vince milioni all’enalotto. Allora io dico: Italia milionaria?».
Perché lei parla di pericolo allarme?
«Perché faccio balenare la minaccia dei 40 gradi su tutti. Ma sulla Marmolada ce ne saranno 20. E anche sulle coste le temperature sono di 3 o 4 gradi inferiori all’entroterra».
C’è chi dice che il suo ragionamento è negazionismo...
«È di nuovo un problema di conoscenza dell’italiano. Io credo che l’informazione debba dire cose corrette».
Cosa comporta l’atteggiamento dell'informazione?
«Crea danni. Venticinque anni fa ricevetti una lettera di pensionati che chiedevano se dovevano fare un debito per comprare un condizionatore. Li dissuasi. Tu metti in angoscia le persone fragili, non i milionari: crei terrore».
Ma la sua è un’opinione?
«No. Io parlo di numeri non di mie idee».
Ci sono due fazioni: chi è a favore del green deal e i negazionisti. È diventata una questione politica?
«Io penso che si debba fare di più a favore del clima. La malattia c’è. Come tu la vuoi curare è da stabilire».
Non c’è un eccesso di ideologia dell’ambientalismo politico? Parliamo delle auto elettriche...
«Se parliamo delle auto, l’elettrico va bene ma non risolve. Aiuta in città. Ma è un palliativo. Le macchine elettriche non inquinano ma l'energia elettrica l’hai prodotta con una centrale a carbone o a petrolio. Riduci lo smog, ma non la produzione di CO2. E poi c’è sempre il problema del pensionato che non ha i soldi per cambiare la macchina».
Quindi non va fatto?
«Va fatto, ma non è risolutivo. E non è a costo zero».
Ma se usiamo l’elettrico avremo estati più fresche?
«Immaginiamo un miracolo: domani tutta l’energia è pulita, zero petrolio, zero carbone, elettricità gratis e ad emissioni zero, inquinamento zero. Come cambia il clima? Per 30 anni il tempo resterà uguale o forse peggiorerà».
Cosa?
«Sì, l’atmosfera non è leggera come l’aria. Intorno alla terra ci sono 5 milioni di miliardi di tonnellate di aria. Una massa gigantesca. È come un treno che una volta messo in moto comincia a camminare e non lo fermi mica con un fischio. Inquinamento zero vuol dire rallentamento impercettibile dei suoi effetti. Anzi peggiorerà per qualche anno. I primi timidi miglioramenti fra una trentina d’anni».
Cosa è cambiato in questi 150 anni?
«L’aumento della CO2. Sta aumentando del 3% l’anno».
C’è chi dice che il disastro del Texas dipenda dai cambiamenti climatici.
«Non conosco la situazione. Il cambiamento climatico comporta siccità e alluvioni. Quando piove, piove tutto insieme.
Negli Stati Uniti credo che sia successo questo».
Quanto è cambiata la meteorologia?
«Le calcolatrici andavano a manovella. Oggi lo sviluppo scientifico e tecnologico aiutano moltissimo la meteorologia. Le previsioni del tempo hanno evitato molte stragi. Ma non è sufficiente. Il rischio zero non esiste».