
Gentile direttore Feltri, che ne pensa della proposta di Forza Italia di concedere la cittadinanza italiana automatica ai figli di immigrati dopo dieci anni di frequenza scolastica nel nostro Paese? Mi sembra una versione appena più soft dello ius soli tanto caro alla sinistra. Ma davvero questa è oggi una priorità nazionale?
Cordialmente, Simone Rinaldi, lettore indignato
Caro Simone, la sua indignazione è legittima. E condivisibile. La proposta partorita da Forza Italia ha tutto il sapore di un rigurgito buonista di sinistra mal travestito da moderazione di centrodestra. Si chiama «ius scholae» per non spaventare l’elettorato di centrodestra, ma è lo ius soli con una spruzzata di vernice azzurra.
Quello che sconcerta non è soltanto la proposta in sé — già di dubbio valore — ma la tempistica: proprio adesso che la sinistra è stata sonoramente bocciata dagli italiani per aver sostenuto simili scempiaggini, ecco che Forza Italia decide di riesumare la questione, come se l’Italia non avesse problemi ben più urgenti da affrontare. Ricordiamo a questi illuminati progressisti camuffati da liberali che l’Italia è già il Paese europeo che concede più cittadinanze ogni anno. Evidentemente, non è ancora abbastanza. Vorrebbero che la cittadinanza fosse infilata d’ufficio nello zaino insieme alla merendina e al diario scolastico. Ma la cittadinanza non è un gadget, né un premio di consolazione.
Non è l’ovetto Kinder, non è la caramella che si regala a chi si comporta bene. È un riconoscimento formale e sostanziale di appartenenza a una Nazione, un patto implicito e profondo, che deve essere meritato e dimostrato nel tempo, non semplicemente “maturato” come i punti fedeltà del supermercato. I figli di immigrati che studiano in Italia godono degli stessi diritti degli studenti italiani. Nessuno viene discriminato perché non ha il passaporto tricolore. Non scherziamo. Nessuno viene privato dell’istruzione, della sanità, del sostegno pubblico. La differenza sta soltanto nel diritto di voto, che si può esercitare una volta ottenuta la cittadinanza, su richiesta, come è giusto che sia, e ricorrendone presupposti e requisiti. Invece di insistere con questa retorica stucchevole dell’Italia razzista che rifiuta i «poveri studenti stranieri», sarebbe ora di dire la verità: la cittadinanza va guadagnata, non elemosinata. Va meritata e non ottenuta in omaggio.
Inoltre, chi si dimostra indegno della cittadinanza italiana, ponendo in essere atti gravissimi, manifestando disprezzo per le nostre leggi e odio per la nostra cultura, dovrebbe perderla all’istante ed essere rispedito da dove proviene senza neppure troppa gentilezza. Non c’è nulla di razzista in questo. È buonsenso. Ed è dignità nazionale. Valore da recuperare con la massima urgenza. È una questione di vita o di morte.
Cari signori di Forza Italia, se volete inseguire la sinistra sui suoi terreni, fatelo pure.
Ma non stupitevi se gli italiani non vi seguiranno.