
Una "grave violazione" della Costituzione, che deve comportare che "tutti i trattenuti" nei Centri di permanenza per i rimpatri "debbano essere liberati". Non è solo un proclama teorico quello degli avvocati degli stranieri nei Cpr, ma soprattutto un proposito che avrà - molto prevedibilmente - ripercussioni pratiche in tutto il Paese. La base è tecnica e giuridica e il punto di arrivo saranno decine e decine di ricorsi da parte dei migranti trattenuti. C'è di più. In sede di convalida e di proroga dei provvedimenti di trattenimento ogni giudice dovrà tenere conto della recentissima sentenza della Corte costituzionale, la numero 96 del 2025, secondo cui le attuali modalità di trattenimento degli stranieri irregolari sono contrari all'articolo 13 della Costituzione sulla inviolabilità della libertà personale.
In sostanza: da oggi tutte le istanze avanzate dai questori per trattenere un migrante nei Cpr dovranno passare attraverso maglie molto più strette ed è probabile che le bocciature (cioè la liberazione dei trattenuti) aumenteranno esponenzialmente. E infatti c'è già una pronuncia della corte d'Appello di Sassari, la prima in assoluto di un giudice di merito, che va in questa direzione. È datata 4 luglio, depositata il 5, ed è un precedente importante. L'avvocato Eugenio Losco, del Foro di Milano, si occupa da anni di questioni legate all'immigrazione. Insieme ai colleghi Mauro Straini e Gianluca Castagnino ha prontamente depositato una richiesta di immediata liberazione di un proprio assistito che si trova nel Cpr di Ponte Galeria a Roma, su cui attende risposta dal giudice. "La Consulta - spiega intanto - ha chiarito che il trattenimento nei Cpr comporta una forma di limitazione della libertà personale". Dunque, in assenza di una disciplina legislativa dei "modi" del trattenimento - legge sollecitata dalla Corte costituzionale, che richiama su questo il legislatore e indica come esempio la disciplina della detenzione in carcere - la permanenza del migrante dovrebbe essere annullata.
Oggi gli avvocati presenteranno altre istanze di riesame del trattenimento per due persone nel Cpr milanese di via Corelli alla luce della sentenza 96. E così via per tutti gli altri legali che assistono gli stranieri in attesa di espulsione. Ma ancora più deflagrante rischia di essere l'effetto sulle convalide e sulle proroghe dei trattenimenti, procedure amministrative che fin qui scorrevano in modo pressoché automatico (se le condizioni che avevano portato all'iniziale provvedimento erano invariate) e ora di nuovo, è il caso di dirlo, sub iudice. Per legge la proroga del trattenimento può avvenire ogni 60 giorni, fino a un massimo di 12 mesi e in casi eccezionali fino a 18 mesi. La proroga deve essere motivata. Su convalida e proroga del trattenimento, proposte dal questore, decidono il Giudice di pace e la corte d'Appello. "Sulle richieste - aggiunge Losco - ogni giudice deciderà caso per caso. Ma il precedente di Sassari è significativo". Ecco, nel dettaglio, perché per la prima volta è stata respinta una richiesta di proroga del trattenimento di un cittadino algerino nel Cpr di Macomer, non lontano da Nuoro. Per il giudice sardo, la "ragione fondante" della bocciatura è che il provvedimento del questore di Nuoro è stato "tardivo". Tuttavia - si legge nell'atto -, anche se così non fosse, occorrerebbe comunque tenere conto della Consulta.
Proprio per le motivazioni richiamate dai legali, "considerazioni che non possono essere eluse dal giudice chiamato a decidere" sui trattenimenti. "A fronte dell'accertamento della sussistenza di un vulnus costituzionale", conclude il giudice, "non può che riespandersi il diritto alla libertà personale".