Politica

Autogol del centrosinistra: bruciato Veronesi

Il sindaco Albertini: «Sarebbe stato sprecato». Il presidente della Provincia Penati: «Occasione persa»

Giannino della Frattina

da Milano

Abbattuto dal fuoco amico ancor prima di scendere in campo. Il professor Umberto Veronesi non sarà il candidato dell’Unione alle prossime elezioni per il sindaco di Milano. E il centrosinistra sbanda, in rotta senza un uomo forte su cui puntare e soprattutto in balìa di divisioni che si fanno insanabili. Le barricate di Rifondazione Comunista e Margherita unite ai mugugni di qualche Ds hanno avuto la meglio sulla voglia dei «prodiani» di riconquistare una città da anni ormai in mano al centrodestra. Che tira un gran sospiro di sollievo, dopo aver a lungo temuto di trovarsi di fronte un concorrente dato favoritissimo da sondaggi e chiacchiere in città.
L’annuncio ieri pomeriggio, con una lettera lunga e accorata. «Mi costa molto - l’incipit dell’oncologo di fama - come cittadino e come uomo dover annunciare che non mi candiderò». Poi il tentativo di spiegare e il racconto di un travagliato percorso interiore che fa a pugni con i tanti schiamazzi arrivati proprio da quei partiti che ne avrebbero dovuto appoggiare l’assalto al palazzo. «Non è stata una decisione semplice - le parole di Veronesi -. Per oltre un mese sono stato al centro di un difficile dialogo con me stesso. Sono stato profondamente attirato dalla prospettiva di potermi mettere alla guida di una città con potenzialità straordinarie per un progetto di grande respiro, ambizioso ed affascinante. Dare il mio contributo per farne una capitale del pensiero e dell’innovazione». Però? «Il mio abito mentale, tuttavia, è quello della scienza, della ricerca e della medicina, seguendo il metodo razionale dell’oggettività, spesso percepito come incompatibile con le logiche politiche». Poi una confessione. «Tra migliaia di parole sulla mia possibile candidatura quattro hanno tanto pesato sulla mia decisione: “Professore, non ci abbandoni”. Sono quelle dei miei ricercatori e dei miei pazienti. Mi hanno fatto capire il significato del mio conflitto: l’impegno in favore della scienza contro la malattia e il dolore non è una mia attività, è la mia vita. Per questo è giusto che resti con la scienza». E chiude con l’eleganza che tutti gli riconoscono. «So che questa decisione non sarà condivisa da molti amici, ma so che è quella giusta per mantenere la coerenza con me stesso».
Immediato da New York, dove partecipa al Columbus day, il commento più che soddisfatto di Gabriele Albertini. Abilissimo, a candidatura ancora in pista, ad incrinare l’astuto disegno ulivista sottolineando il conflitto di interessi tra il Veronesi scienziato anima dell’Istituto europeo di oncologia e un eventuale Veronesi primo cittadino. «È un favore alla città - non nasconde ora la sua soddisfazione Albertini -. Veronesi sarebbe stato sprecato nelle funzioni di sindaco. A 82 anni avrebbe dovuto imparare un lavoro nuovo, affrontare tensioni con chi aveva idee lontane del suo pensiero come le componenti più estremiste della sinistra». E quale momento migliore della Caporetto del centrosinistra per lanciare la campagna elettorale? «Quella di Veronesi - spiega il sindaco - è una scelta di responsabilità che lascia aperto il campo a personalità anche più appropriate». Cioè? «Letizia Moratti». Il ministro proposto dal premier Silvio Berlusconi e che, dopo il forfeit del prestigioso antagonista, potrebbe ora decidere di sciogliere la riserva. «Non posso che sottolineare il sentimento di amarezza per una grande occasione persa», il rammarico di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto (l’ex Stalingrado d’Italia) e presidente diessino della Provincia di Milano.

Uscito vincitore dalle urne poco più di un anno fa e oggi visto da molti come la più credibile alternativa al Veronesi silurato.

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