Punto primo: non ci stancheremo mai di ripetere che Radiouno ha lottima capacità di trasmettere in chiaro e dando un senso al canone tutto lo sport che conta. E questo è un grandissimo merito del direttore Antonio Preziosi, il quale ha caratterizzato la rete in questa direzione più ancora di quanto lo fosse prima del suo arrivo.
Punto secondo: non ci stancheremo nemmeno di dire che alcune delle voci di Radiorai della squadra di Riccardo Cucchi hanno un valore aggiunto. E non sono quelle dei perfettini, ma di quelli che sbavano, che ci mettono in mezzo qualche errorino, di quelli che talvolta sbagliano. Ma lo fanno sempre con amore per la radio. Francesco Repice, ad esempio, ci mette la passione e qualche volta sembra addirittura che faccia lamore col microfono; Tarcisio Mazzeo ha un tocco di umanità che lha recentemente portato, a San Siro, a raccontare la storia di un ragazzo di Albenga prigioniero in India che era evocata da uno striscione; Emanuele Dotto usa lironia e la sua conoscenza di qualsiasi argomento dello scibile umano in dosi massicce, riuscendo ad avere un valore aggiunto sconosciuto a tanti dandy della radiofonia.
Punto terzo: la moviola alla radio fatta da Filippo Grassia rende inutile tutte le altre televisive e di carta delle ore e dei giorni successivi.
Fatti salvi però i punti primo, secondo e terzo, occorre anche dire che - quasi sempre in modo colposo e preterintenzionale, quindi senza responsabilità del direttore Preziosi - leccessiva rigidità dei palinsesti di Radiouno e il contratto di servizio vanificano spesso questo schieramento di forze. Penso, ad esempio, ai turni infrasettimanali, quando tutti gli inviati devono lasciare la linea prima al giornale radio, poi alle notizie parlamentari, poi a Onda Verde, a Uomini e Camion e, dopo poco, pure alla musica.
Il brutto della diretta.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.