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Alfa 90, berlina per il futuro secondo Bertone

L'Alfa 90 è un'auto che avrebbe dovuto affrontare le sfide del futuro preservando la tradizione, ma non ha raccolto il consenso sperato

Alfa 90, berlina per il futuro secondo Bertone

Una tastiera di un computer spesso come una cabina telefonica, suoni robotici e un monolito nero posto al centro di una spianata nascosta tra le montagne. Sembra il set di un film di Kubrick, invece, si tratta del video lancio dell'Alfa 90, l'ammiraglia di Arese pensata per cavalcare il domani. Assaporando quel filmato si può cadere facilmente nella nostalgia, un sentimento che causa uno stretto nodo alla gola, pensando all'idea di avanguardia e di futuro che avevano quelle persone. Sicuramente a metà anni Ottanta l'Alfa Romeo navigava a vista, ma la fantasia non mancava e nemmeno la voglia di dare un'impronta decisa ai suoi modelli. Anche se l'Alfa 90 è considerata - quasi - all'unanimità una cenerentola per il Biscione, è ingiusto bistrattare la sua memoria poiché, seppur nata tra l'affanno generale, ha saputo offrire il meglio della meccanica che ha reso così distintivo il marchio milanese. "Il progetto Alfa 90" è paragonabile a un calderone in cui vengono mischiati con cura vari ingredienti: sperimentazione, curiosità, cuore, passione, frenesia, audacia ed economia. A prima vista sembra che tutti quanti non possano stare insieme. Il piatto appare poco appetibile, ma se gli viene data una possibilità si intuisce che lo sostanza non manca.

L'eredità di una vecchia gloria

Tra le scartoffie che circolano negli uffici di Arese giungono sulla scrivania dei progettisti due plichi, che riportano le seguenti sigle: "162A" e "162B". È facile perdersi fra i numeri, però, il secondo riguarda il progetto di una berlina media e aggressiva che ha il compito di raccogliere l'eredità della Giulietta del 1977, che sfocerà nella 75, il primo, invece, è quello della sostituta dell'Alfetta, che darà forma alla 90. Già di per sé il compito è ingrato, l'Alfetta ha saputo rappresentare al meglio il Biscione lungo tutti gli anni Settanta, e, continua ad avere un discreto fascino anche nella prima metà degli Ottanta. Quella berlina ha brillato per meccanica, tecnica, prestazioni ed emozioni al volante. Tuttavia, è necessario tagliare con il passato, quanto meno per offrire un'immagine più fresca ai potenziali acquirenti, che cominciano a farsi stuzzicare dalle varie BMW Serie 5 o Lancia Thema.

Alfa 90

Il periodo per la gloriosa casa italiana non è dei più scintillanti, le casse piangono e francamente si raschia il fondo del barile. Manca la liquidità necessaria per progettare da capo una vettura del tutto inedita, quindi, bisogna fare di necessità virtù. Una situazione che in Alfa è stata già sperimentata con la 33, con un'eccellente risultato viste le premesse. La scadenza per sviluppare la nuova "berlinona" sono trenta mesi. Un po' pochi, ma ad Arese sanno lavorare bene e, soprattutto, sono maestri nel rinnovare vetture sfruttando ciò che di buono hanno in casa. Questa sorte tocca anche all'Alfa 90, per la quale il telaio e la meccanica deriva direttamente dall'Alfetta, così come gli attacchi delle sospensioni, il giro-porta, l'inclinazione del parabrezza e del lunotto. A quel punto, serve confezionare un abito - quello sì - del tutto nuovo.

Alfa 90, la firma di Bertone

Per l'ammiraglia milanese serve un vestito sartoriale, una firma prestigiosa che innalzi l'appetibilità e l'allure complessivo. La scelta ricade sulla carrozzeria Bertone, non una qualsiasi. I torinesi sono dei maestri e in passato hanno proficuamente collaborato con il Biscione. Anche per loro il tempo stringe e i vincoli sono strettissimi, perché dallo scheletro dell'Alfetta devono estrarre qualcosa che non sappia di vecchio. Il Centro Stile Bertone lavora alacremente e conferisce all'Alfa 90 una silhouette caratterizzante, che rompe con il canonico stile a cuneo, adesso meno marcato per merito di un gioco di superfici levigate e geometricamente impeccabili. La scocca derivante dagli anni Settanta impedisce, tuttavia, un lavoro uniforme. Se la parte inferiore è marcatamente moderna, quella superiore, dove si può operare di meno, risulta più pomposa. Il frontale si caratterizza per una grinta sopita, è più gentile rispetto alle altre Alfa, ma c'è un motivo: la 90 predilige il comfort alle prestazioni. Bella, comunque, la calandra a listelli orizzontali con lo scudetto cromato a troneggiare al centro. Interessante la soluzione scelta per la coda, per alcuni tozza e abbondante, ma ricercata e poco banale con il suo portatarga in posizione sfalsata.

Alfa 90

La vera modernità risiede in un colpo di genio, che ha anche una funzionalità determinante per il comportamento della vettura. Il musetto, infatti, possiede uno spoiler retrattile che si abbassa automaticamente a partire da circa 80 km/h, grazie all'azione dei flussi d'aria e che viene dominato nei movimenti da piccole molle pneumatiche. Una soluzione avveniristica e all'avanguardia che, da una parte, stride con la vetusta origine della scocca e con le poche risorse economiche a disposizione, dall'altra offre un risultato di grido per garantire una tenuta di strada perfetta anche alle alte velocità.

Abitacolo ricco

All'interno Bertone ha maggiore libertà e può dedicarsi a slanci di fantasia. La plancia dell'Alfa 90 diventa massiccia, robusta, solida, nella quale forme e volumi si intersecano piacevolmente. Compaiono soluzioni brillanti e moderne, come l'impianto di climatizzazione di nuova concezione, con bocchette regolabili e comandi a manopola, oppure, il check panel chiamato "Alfa Romeo Control", con indicatori a led rettangolari di colore rosso. Sembra di trovarsi all'interno di un aeroplano, una percezione quanto mai coerente. L'ispirazione dell'abitacolo dell'ammiraglia di Arese è - infatti - aeronautica, come si nota dalla maniglia del freno a mano, e, dalla plancia di comando per azionare le luci interne e i finestrini elettrici. La prerogativa, nonché simbolo di questa vettura è, invece, la valigetta 24 ore che trova alloggio in un apposito vano all'interno del cruscotto. Alla fine il cliente tipo di tale vettura sarebbe un uomo d'affari, un manager o un professionista di rango. Nell'allestimento più ricco, poi, si può avere la strumentazione “optoelettronica” a elementi fluorescenti. Un vezzo di raro futurismo anni Ottanta.

Alfa 90

Puro spirito Alfa

L'Alfa 90 possiede tutte le caratteristiche che hanno reso questo marchio un'eccellenza dal punto di vista meccanico: motore anteriore longitudinale, cambio posteriore in blocco col differenziale, sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri con molle a barra di torsione e sospensioni posteriori a ponte DeDion. Tutto ciò che è riscontrabile anche sotto alla pelle dell'Alfetta, ma in più, ci sono delle modifiche alla tiranteria del comando del cambio per ridurre l’escursione della cloche e aumentare la precisione degli innesti, evitando il rischio di “grattate” nella guida sportiva sotto pressione, e, delle migliorie al telaio per aumentare l’efficienza della vettura. A supporto poi ci sono gli armonici motori a benzina 4 cilindri bialbero (1.8 118 CV e 2.0 128 CV), oltre al "violino di Arese", il 2.5 V6 da 156 CV. In listino c'è anche un 2.4 Turbodiesel, dotato di intercooler, da 110 CV. Il temperamento Alfa e lo spirito indomito di questo marchio battono fortissimo anche nell'Alfa 90.

Alfa 90

Uscita di scena silenziosa

L'Alfa 90 nasce con l'idea di battagliare con la forza della tradizione in un mercato sempre più agguerrito, tentando di sedurre gli automobilisti con il comfort abbinato alla grinta, insieme a uno stile che avrebbe guidato il marchio fino al nuovo millennio. Sarebbe dovuta essere la berlina per gli anni Novanta (da qui nasce il suo nome), ma suo malgrado, non ci arriverà mai da protagonista. Il mercato è spietato, gli automobilisti sono volubili e spesso non perdonano gli errori. L'Alfa 90 paga lo scotto di avere un abitacolo più angusto rispetto alle sue competitor, per le ovvie limitazioni derivanti dal suo telaio di vecchia concezione, ma, soprattutto, di avere un'aria troppo paciosa per soddisfare la pancia dell'alfista più assatanato. Per questo, nella sua breve parentesi, la 90 viene cannibalizzata dalla 75, sua sorella minore dal temperamento più sportivo e dal prezzo più abbordabile. Dal 1984 al 1987, avvento della Fiat nelle dinamiche dell'Alfa Romeo dopo la cessione da parte dell'IRI, l'Alfa 90 viene prodotta in soli 56.500 esemplari.

L'auto laboratorio non riesce nell'impresa di farsi apprezzare per quanto avrebbe meritato, uscendo dai listini malinconicamente in sordina. Eppure è stata un'Alfa a tutti gli effetti, rassicurante e affascinante come una perfetta compagna di viaggio.

Alfa 90
Alfa 90 V6 CEM, introdotta nel 1985

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