
La Porta di Brandeburgo a Berlino, il Duomo di Colonia, le torri della Frauenkirche a Monaco di Baviera, cosa c’è di più simbolicamente tedesco di questi straordinari monumenti? L’automobile, meglio se griffata Volkswagen. Dopo i fragorosi successi inanellati dal Maggiolino, negli anni ’70 del secolo scorso l’azienda di Wolfsburg si trova ferma al palo. La crisi stringe talmente forte sul collo del gigante teutonico che il suo colorito assume sfumature sempre più funeree. Come un giocatore di poker all’ultima spiaggia, Volkswagen va in all-in e si gioca tutto. Prima immette sul mercato la Passat, poi, arriva la Golf e infine la Polo. Sarà la riscossa definitiva che proietterà l’auto del popolo fino alle vette mondiali del mercato a quattro ruote. Una scommessa vinta.
Gran parte del merito di questa tonante ascesa va attribuito anche alla piccola utilitaria nata nel 1975 e che quest’anno compie mezzo secolo.
Dunque, tutto è iniziato cinquant’anni fa, quando dalla matita di Marcello Gandini della Carrozzeria Bertone, in collaborazione con il centro stile Audi, diretto da Claus Luthe, prende forma questa simpatica macchinetta dalla forte personalità. Linee nette e squadrate, tre porte e carisma da coupé. Aveva una gemella, l’Audi 50, che terminò la sua corsa in fretta e senza clamore. La Polo, invece, ha continuato a galoppare e a colonizzare ogni angolo del mondo senza chiedere il permesso.
Un’auto globale che ha collezionato – fino a qui - sei generazioni differenti, continuando a evolversi e a crescere insieme alla società. Come un abile camaleonte, questa tedesca compatta ha saputo adattarsi a tutti i cambiamenti, crescendo nelle dimensioni, arricchendosi nelle dotazioni e immettendo sotto al cofano motori di ogni cubatura e alimentazione. Si è concessa persino il lusso di indossare la corona di regina dei rally, vincendo il titolo mondiale per quattro edizioni consecutive dal 2013 al 2016. In queste ultime pazze annate la sua carriera sembrava destinata a interrompersi, relegando il nome Polo ai libri di storia a favore di un nuovo capitolo elettrico.
A Wolfsburg, però, hanno fatto retromarcia: non si può fare a meno di lei, un totem che continua a piacere e a vendere in massa. La pensione può attendere.