Automotive

Ferdinand Porsche, il padre fondatore di un mito

Ferdinand Porsche è il grande patriarca di quello che è uno dei brand più prestigiosi e importanti dell'automotive. Un genio e pioniere nel suo campo

Ferdinand Porsche (a sinistra) e la Porsche 356
Ferdinand Porsche (a sinistra) e la Porsche 356
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Il nome Porsche ha oltrepassato ogni barriera, collocandosi in una dimensione scillintillante ed esclusiva, dove pochi altri possono affacciarsi. Le sportive vetture tedesche sono un sinonimo di eccellenza costruttiva, di affidabilità e, soprattutto, di velocità. Le auto di Zuffenhausen sono in grado di riempire gli almanacchi sportivi con vittorie sofisticate e straordinarie, dalla 24 Ore di Le Mans alla Parigi-Dakar, contribuendo a rendere il campo delle quattro ruote tanto epico quanto emozionante. Come ogni grande avventura che si rispetti, c'è un principio, un inizio e la scintilla che ha dato la vita a questo indistruttibile marchio è opera del suo fondatore, Ferdinand Porsche. Un genio assoluto e un visionario per la sua epoca. Scopriamo la vita e le gesta di uno dei grandi pionieri dell'automobile.

Dalla scuola alla passione per l'elettricità

Ferdinand Porsche nasce a Maffendorf (oggi Vratislavice nad Nisou) nel 1875, a pochi chilometri da Liberec, nella Boemia settentrionale. La sua famiglia è cattolica di costume calvinista, con il padre che è un conosciuto mastro lattoniere, proprietario dell’omonima officina di lattoneria. Sono anni nei quali le professioni vengono tramandate di padre in figlio, investitura che solitamente spetta al primo genito. Ferdinand, però, è il terzo figlio di Anna Ehrlich e Anton Porsche, mentre il più grande della prole è il fratello Antonius Ferdinandus. Quest'ultimo, tuttavia, muore in giovane età per un incidente sul lavoro, così l'attività del padre finisce improvvisamente nelle mani di Ferdinand. Il ragazzo frequenta la Staatsgewerbeschule, la scuola professionale di Liberec, seguita dall'apprendistato nell'officina di famiglia. Tuttavia, nel cuore di Ferdinand l'amore non sboccia, questa attività lo annoia, tanto che il ragazzo si guarda intorno. Lo incuriosisce con particolare attenzione la fabbrica Ginzekey, uno stabilimento tessile tra i più importanti della Boemia, e a pochi passi dalla sua officina. Lì vengono prodotti tappeti e coperte, ma quello che lo cattura non è il prodotto in sé, ma la sua lavorazione. Una folta schiera di macchinari che operano in modo instancabile grazie all'elettricità.

K.u.K-Hofwagenfabrik Jakob Lohner & Co
K.u.K-Hofwagenfabrik Jakob Lohner & Co

Dunque, Ferdinand inizia a seguire dei corsi di elettrotecnica, cosa che il padre giudica una perdita di tempo, mentre la madre dà pieno appoggio alle aspirazioni del figlio. Grazie alle conoscenze acquisite in quei corsi serali, il giovane Porsche riuscirà a portare la corrente anche nella casa paterna. Dopo la fabbrica Ginzekey, l'abitazione dei Porsche diventa il secondo edificio della città a possedere l'elettricità. È scoppiata la passione. Affascinato da questo nuovo mondo, Ferdinand lascia il suo posto in officina al fratello Oskar e muove verso Vienna, per iscriversi all'università e seguire le lezioni di elettronica. Non riuscirà a portare a termine il suo percorso di studi, ma le conoscenze acquisite gli permetteranno di entrare nella Béla Egger Electrical Company, dove sperimenta i primi motori installati direttamente nei mozzi delle ruote.

L'avvicinamento al mondo delle automobili

L'industria di fine '800 viene scossa dalla tempesta che si chiama automobile. Un'innovazione travolgente e dinamica, che rompe con gli schemi del passato. Tutta l'Europa è in fermento. Nel 1898 Ferdinand Porsche riesce a entrare nella K.u.K-Hofwagenfabrik Jakob Lohner & Co., azienda specializzata nella realizzazione di carrozze per l’imperatore austriaco e per tanti monarchi del Vecchio Continente. Ed è qui che Porsche si avvicina alle quattro ruote, perché già un paio d'anni prima del suo ingresso in squadra, l'ingegner Lohner aveva iniziato la produzione di veicoli a motore. Il primo progetto di successo si chiama Lohner-Porsche 1, ed è una carrozza provvista di motore elettrico a mozzo. L'embrione per la nascita della futura Porsche era appena stato formato.

Lohner-Porsche
Lohner-Porsche Sempre Vivus

La Lohner-Porsche 1 viene costantemente perfezionata e aggiornata, infatti le vengono donati altri due motori elettrici insieme a due motori monocilindrici, che hanno il dovere di ricaricare le batterie durante il viaggio. Grazie a questa soluzione avveniristica, la vettura era in grado di percorrere 200 chilometri di strada. Siamo nei primi del '900 e, sostanzialmente, Porsche ha già sviluppato la sua prima elettrica a trazione integrale. L'automobile viene mostrata anche all'Esposizione Universale di Parigi, riscuotendo grande successo.

Dalla Austro-Daimler all'autonomia

Nel 1906 la nuova avventura si chiama Austro-Daimler, nella quale - con il ruolo di direttore tecnico - Porsche si ritaglia uno spazio importante, sviluppando delle monoposto da corsa in grado di sfrecciare a velocità inimmaginabili per l'epoca: oltre i 140 km/h. Durante il periodo bellico della Prima Guerra Mondiale, Ferdinand progetta persino dei motori aeronautici. Quando le armi sono deposte da tempo e siamo nel 1922, Porsche viene nominato Direttore generale della Austro-Daimler e la sua Sasha, macchina da corsa, si impone alla Targa Florio. L'anno seguente, dopo essere stato assunto dalla Daimler-Motoren-Gesellschaft di Stoccarda, a Ferdinand Porsche viene conferita la laurea honoris causa dalla Technische Hochscule. Nel 1931 è giunto il momento per Porsche di mettersi in proprio, fondando nel capoluogo del Baden-Wurttemberg lo studio di progettazione e ingegneria Dr. Ing. h.c. F. Porsche GmbH, Konstruktion und Beratug für Motoren- und Fahrzeugbau. La sede centrale viene issata nel cuore di Stoccarda, nella Kronenstrasse 24.

Porsche Typ 64
Porsche Typ 64

La Porsche finalmente è un'entità reale e autonoma. I primi anni lavorano nella fabbrica tedesca appena venti operai in modo artigianale, mentre in società si affaccia anche la figura del figlio, Ferdinand "Ferry" Porsche. In Germania, dal 1933, il nuovo cancelliere è Adolf Hitler, che in poco tempo diventa il dittatore del Terzo Reich. La croce uncinata arriva dappertutto e anche Porsche ne resta invischiato. Nel 1938 il Fuhrer gli commissiona un progetto basilare per la massificazione dell'auto, che prevede una vettura economica, pratica e per quattro persone. Porsche risponde con il Maggiolino della futura Volkswagen, che avrà una diffusione limitata prima della Seconda Guerra Mondiale, mentre le sue derivazioni militari (Kübelwagen e Schwimmwagen) arriveranno dappertutto. Nel 1939, finalmente, si vede la prima vettura a marchio Porsche, la Typ 64, una sportiva che trae ispirazione proprio dal Maggiolino.

Porsche si trasferisce in una segheria

I bombardamenti Alleati sopra le sue fabbriche tedesche obbligano Porsche a trasferirsi a Gmünd, in Austria. Qui, in una segheria, riparte la produzione delle sportive vetture teutoniche, che vengono realizzate esclusivamente a mano. Ed è sempre qui, nel cuore della Carinzia, che vengono assemblate le prime 356, prima del nuovo trasferimento a Stoccarda, nel quartiere di Zuffenhausen. Ferdinand, dopo aver passato un periodo di dura prigionia nelle celle francesi e, in seguito alla sua liberazione tramite cauzione pagata dal pilota Piero Dusio, ritorna a dirigere la sua azienda. Purtroppo, l'esperienza dietro alle sbarre ne mina lo spirito e il fisico, e nel 1951 muore a Stoccarda quando ha settantasei anni.

L'eredità e l'azienda passano nelle mani di Ferry Porsche, che farà del sogno paterno un mito immarcescibile.

Porsche 356
Porsche 356

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