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Guida da sola e sfida il traffico di Milano: abbiamo provato la Tesla "autonoma"

Abbiamo provato la guida autonoma supervisionata di Tesla, ora disponibile per i test anche in Italia

Guida da sola e sfida il traffico di Milano: abbiamo provato la Tesla "autonoma"

Protagonista indiscusso delle giornate dei pendolari e forse uguagliato solo dalle esperienze dei romani sul mitico GRA, il traffico di Milano è forse l'unico che può scoraggiare anche i conducenti più incalliti e convincerli che, forse, guidare non è poi così un piacere in queste condizioni se ogni giorno si trasforma in una "guerra".

Proprio nei dintorni di Milano abbiamo provato quella che potrebbe essere l'arma definitiva contro il traffico: la guida autonoma… con l'asterisco. Tesla la chiama Guida Autonoma Supervisionata, e oggi è già una realtà in Italia, sebbene non sia disponibile ai privati ma si possa provare solo per un breve test drive di circa trenta minuti.

Come funziona la guida autonoma supervisionata

A pochissima distanza dal nostro viaggio in Cina dove abbiamo passato un'ora a bordo di un'auto con una tecnologia simile, Tesla risponde portando in Italia e in Europa la dimostrazione di quello che si potrà fare quando le normative lo consentiranno.

Sembra un déjà-vu perché l'esperienza con la guida autonoma supervisionata di Tesla inizia esattamente come quella provata a novembre sulla XPENG: si inserisce l'indirizzo e si preme un tasto sullo schermo. Non bisogna farsi ingannare, però, perché Tesla già la utilizza da tempo negli USA: è vero che in Europa si tratta di una primizia, ma è il mondo cinese che si è ispirato agli americani di Tesla, non viceversa.

Forte di un addestramento di più di un milione di chilometri percorsi esclusivamente sulle strade europee, spesso più strette,, caotiche e meno lineari di quelle americane, la FSD Supervised (Full Self Driving Supervised) si prepara a portarci dal Tesla Store di Peschiera verso Porta Romana. Inseriamo la destinazione, accettiamo di essere noi i responsabili in caso di infrazioni o incidenti e si parte...

L'auto esce dal parcheggio e affronta subito la prima sfida: una rotonda e poi un inserimento nella strada a scorrimento veloce. Impressionante vedere la confidenza con cui il computer esegue le manovre che avvengono sì nel rispetto dei limiti, ma non certo con andatura da lumaca.

Ci spiegano che la versione in prova qui in Europa è quella definita come "comfort", una taratura del sistema di guida autonoma che non si lascia mai andare ad accelerazioni brucianti come potrebbero essere quelle fatte da un conducente con il piede pesante. Il risultato è che la guida è molto tranquilla, da padre di famiglia: l'auto si immette con decisione, accelera quando serve e sfora leggermente i limiti solo in pochissime situazioni. Per il resto è molto cauta e, a volte, può dar fastidio questo eccesso di zelo, specie in una città frenetica come Milano.

guida autonoma tesla

Cosa migliorare

Insomma, la guida da "milanese imbruttito" non le appartiene. Quando Tesla la sbloccherà per tutti, però, è probabile che si potrà scegliere una modalità più spigliata, fondamentale nel traffico meneghino per non farsi richiamare dai clacson di chi sta dietro.

Stile di guida a parte, tutti gli ostacoli del percorso sono stati affrontati in maniera egregia: l'auto gestiva con decisione le rotonde perché i suoi "occhi" (le videocamere) vedevano lungo, prevedevano i movimenti e le possibili traiettorie degli altri veicoli e sapevano ben interpretare anche le situazioni di incertezza. L'unico momento leggermente critico è stato in prossimità della destinazione: il punto impostato, una zona quasi centrale di Milano, non aveva parcheggi e l'auto ha percorso a passo da lumaca la strada prima della svolta di arrivo. Secondo lo staff di Tesla lo ha fatto per provare a cercare un posto o un parcheggio a bordo strada dove fermarsi.

Chissà, è solo un'ipotesi dato che non sappiamo cosa stesse pensando il cervello elettronico della Tesla Model 3 in quel momento, ma si è trattato sicuramente di una situazione che avrebbe fatto infuriare chi ci seguiva.

Nulla che un intervento manuale non possa risolvere: chi si affida alla guida autonoma supervisionata, infatti, può sempre prendere il controllo, anzi, deve essere pronto a prenderlo. La telecamera che guarda nell'abitacolo è molto più permissiva del solito se il conducente si permette di guardare i dintorni dell'auto (davanti e lateralmente o negli specchietti), ma comunque non perdona se chi guida si mette a giocare con lo smartphone o guarda in basso.

Dopo un'ora di prova, con andata e ritorno su Milano gestite perfettamente a parte quel piccolo episodio di cui sopra, emerge chiara una conclusione: se fosse disponibile già oggi, questa guida "autonoma ma non troppo" sarebbe già perfetta per alleviare lo stress dei pendolari che si spostano verso le grandi città affrontando urbano, extra-urbano e persino autostrada. Il sistema, così com'è, fa praticamente la maggior parte del lavoro e a noi non resta che rilassarci mentalmente, sciogliere i muscoli e la tensione e far si che sia l'auto a gestire il nervosismo dell'essere imbottigliati sul GRA a Roma o su una delle tangenziali a Milano.

Certo, non possiamo usare quel tempo per essere produttivi o per leggere un libro, ma ci si accorge subito che con questo aiuto alla guida la mente si libera, lo stress è

notevolmente ridotto e l'auto trasmette già oggi una buona sensazione di fiducia.

L'unico problema? Le buche: la guida autonoma, supervisionata o meno, non è ancora arrivata a riconoscerle tutte ed evitarle...

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