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L’Iso-avventura, a Torino la straordinaria mostra sul mito della Iso Rivolta

Dodici straordinari esemplari della produzione Iso Rivolta saranno esposti al Museo dell’Automobile di Torino fino all’11 giugno 2023. I curatori: “Fanno parte della cultura di tutti noi e raccontano la storia di un Paese”

L’Iso-avventura, a Torino la straordinaria mostra sul mito della Iso Rivolta

Dagli elettrodomestici alla storia dell’automobile, la Iso Rivolta ne ha fatta di strada. Un marchio che ha firmato modelli eleganti ed unici, diventando un punto di riferimento nella tradizione automobilistica e del car design. Attiva dal 1948 al 1974, la Casa fondata da Renzo Rivolta e in seguito guidata dal figlio Piero è protagonista al Museo dell’Automobile di Torino grazie alla mostra “L’Iso-avventura”: l’articolata esposizione mette cronologicamente in mostra la ricca eredità storica del marchio, con versioni speciali e pezzi unici della produzione di Bresso. Ma non solo: insieme a questi, sono esposti anche oggetti e documenti provenienti da collezioni e dal prezioso Centro di Documentazione del MAUTO.

Fino all’11 giugno 2023 saranno esposti 12 splendidi esemplari della produzione Iso: l’iconico Isoscooter 125 (1952), il primo a portare in dote il “motore a cilindro sdoppiato”; la sua derivazione motociclistica Isomoto 125 (1952), prodotta in Italia, e la versione Isomoto 125 (1954) - dotata di sidecar prodotta dalla divisione spagnola dell’azienda. Immancabile la geniale Iso Isetta (1954) di concezione ancora oggi innovativa; una Isomoto GT (1954) del famoso concessionario Iso torinese “Arduino”; la rara Isomoto C (1955) prodotta per un solo anno e l’Iso Scooter 150 F Diva (1959) dal successo mondiale; dei primi anni Sessanta un pezzo unico realizzato solo in veste prototipale conosciuto con il nome tecnico di Progetto 100.000 (1961) che prefigurava un veicolo fuoristrada motorizzato Fiat; il rarissimo esemplare IRGT340 “365” (1964) dalle caratteristiche inedite e la IRGrifo S (1969) che identifica una delle sole 13 vetture con tettuccio tipo “targa” costruite. Per concludere, troviamo la grande berlina IRFidia (1972) ricordata come “le quattro poltrone più veloci del mondo” e la moderna IRLele (1972) con le sue linee che anticipano gli stilemi degli anni Settanta.

Il percorso espositivo della Iso Rivolta è diviso in tre fasi: la prima racconta gli inizi, la seconda l’evoluzione del marchio di Bresso, la terza i prodotti nati sotto la guida di Piero, subentrato al padre nel 1966, anno della sua morte. Si parte da lontano, dunque, dal 1938 e dalla straordinaria intuizione di Renzo Rivolta: l’acquisto della Isothermos di Bolzaneto, poi trasformata per interpretare al meglio gusti e desideri degli italiani. Dai termosifoni agli scooter, dai frigoriferi alle motociclette e ai sidecar. Investimenti corposi ma oculati, con la massima priorità alla qualità costruttiva, tecnica e prestazionale. Il resto è storia: la bubble-car Iso Isetta, i veicoli commerciali, le lussuose granturismo. E ancora, capolavori come la Grifo GL, la S4/Fidia e la Lele: gioiellini caratterizzati dal telaio in lamiera di acciaio saldato elettricamente alla carrozzeria ed i motori V8 Chevrolet e Ford.

“Il fascino particolare della Iso Rivolta sta nelle tre motivazioni che hanno portato alla nascita di questa mostra”, le parole di Federico Signorelli – uno dei curatori de “L’Iso-avventura” – ai microfoni de IlGiornale.it: “La prima è la scoperta di un marchio: c’è tantissima gente, anche tra gli appassionati, che non ha la minima idea dell’esistenza della Iso Rivolta e della sua storia tra cultura e imprenditoria. La seconda motivazione è la riscoperta: c’è molta gente che conosce il marchio, ma sa poco e niente. La terza e ultima motivazione è quella che ha portato il MAUTO ad appoggiare la mostra: la volontà di noi curatori – dei pazzi, in altre parole – di insistere con la causa della nascita dell’archi-museo a Bresso, all’interno di uno dei capannoni superstiti dove la Iso Rivolta produceva le sue automobili. In altri termini, il Museo dell’Automobile sta appoggiando la nascita di un altro archi-museo con tanto di documenti, oggetti, collezioni e mezzi donati dagli appassionati. Ma non sono tutti dello stesso avviso e siamo qui a combattere”.

Iso 12

Il mito della Iso Rivolta è legato indissolubilmente alla storia del suo fondatore, Renzo Rivolta. “Un uomo estremamente capace di guardarsi intorno, riesce a comprendere cos’è necessario in quel momento e lo traduce in un progetto”, il racconto di Signorelli. Una capacità imprenditoriale con pochi eguali, in grado di tracciare un solco: “La Iso Rivolta a molti può sembrare un marchio strano, perché nella sua lunga carriera ha fatto veramente di tutto: ha iniziato con frigoriferi e termosifoni, poi nel dopoguerra capisce che l’Italia deve muoversi e inizia a produrre uno scooter. Poi inizia a fare le moto, mentre nel 1953 inventa l’Isetta: questa auto con la porta anteriore per scendere direttamente sul marciapiede, interpretando una maniera inedita di vivere la città. Continua ancora con scooter e moto, fino a quando negli anni Sessanta comprende che il mondo delle super sportive sarà quello che renderà grande l’Italia. Quindi inizia a fare le granturismo, ma non le fa come tutti gli altri: vuole mezzi sicuri, affidabili e lussuosi, vetture da guidare con il cappello. E così è stato. Si lancia anche nel settore delle motoslitte e in quello dei veicoli agricoli”.

Renzo Rivolta riuscì a intercettare i bisogni degli italiani e soprattutto a tradurli in modo sempre diverso e sempre unico. Moto, auto, granturismo: a prescindere dal mezzo, l’obiettivo era l’eccellenza.“Tutti oggetti qualitativamente superiori agli altri sotto molti punti di vista”, la conferma di Signorelli. Tante le storie, molti i retroscena. A partire dall’importanza del lavoro degli stabilimenti di Bresso… per la Bmw: non tutti sanno che fu l’Isetta a salvare l’azienda di Monaco di Baviera. “Agli italiani quella macchina non piacque, era considerata veramente strana. Ma ai tedeschi piacque, tanto che la Bmw acquistò il prospetto”, la ricostruzione del curatore:“Secondo loro era l’auto che poteva motorizzare il loro Paese e così è stato. Non solo risollevò le sorti della motorizzazione in Germania – 160 mila esemplari – ma salvò un’azienda che stava fallendo, come dimostrato da una lettera che i vertici della Bmw inviarono alla Iso”.

Iso

La mostra in corso al MAUTO guarda al passato ma anche al futuro. Nel 2020, infatti, il marchio Iso Rivolta è tornato ad essere utilizzato dalla famiglia: il percorso di rinascita è guidato da Marella Rivolta, nipote del fondatore Renzo e figlia di Piero, e dal marito Andrea Zagato. Il riferimento a quel che sarà è legato indissolubilmente al progetto Vision GT, concretizzatosi nei diciannove esemplari della Iso Rivolta GTZ.

Un’occasione per tutti gli appassionati, ma non solo: “Al di là della passione che si può avere per l’automobile, questi sono oggetti che fanno parte della cultura di tutti noi e che raccontano la storia di un Paese, l’Italia”, la chiosa di Signorelli. La mostra “L’Iso-avventura” sarà aperta fino all’11 giugno: per tutte le informazioni il sito museoauto.

com.

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