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Lancia Prisma, classe innata a tre volumi

La Lancia Prisma è stata una berlina media classica ed elegante, che traghettò il marchio torinese fino agli albori degli anni Novanta. Gianni Agnelli ne volle una per sé, ma con delle modifiche specifiche

Lancia Prisma, classe innata a tre volumi
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Quattro porte, tre volumi classici e una bella coda, tronca, come impone la tradizione. Nella sua eleganza un po' austera, la Lancia Prisma si presenta in scena nella prima metà degli anni Ottanta per dare battaglia in un segmento forte e composto da una concorrenza spietata, nutrita e che risponde a chiunque colpo su colpo. Per la Lancia, la partita nel campo delle berline medie prevede pronostici da outsider, anche perché gli ultimi esperimenti in questa frangia di mercato sono stati dei mezzi flop. Eppure lei, con i suoi contenuti da prima donna, raffinati e ricercati, conquisterà la sua nutrita schiera di fedeli appassionati che la preferiranno a una moltitudine di altre macchine. Come una bella signora, distinta e chic, quasi tutti le daranno del lei, anche se qualcuno proverà a stamparle addosso l'etichetta di Delta con la coda. E non è proprio così.

Linea armonica per battere le rivali

È il 1982, l'Italia è un Paese dinamico e allegro, che corre sulle ali dell'entusiasmo anche grazie agli Azzurri di Enzo Bearzot, che vinceranno a Madrid la terza coppa del mondo di calcio. Dunque, il tricolore compare sulle pagine di tutto il globo, e anche i prodotti nostrani acquistano un quid di fascino in più. La Lancia durante questa magica annata propone la Prisma con la sua ricetta classica, come abbiamo anticipato. La vettura torinese deve confrontarsi con vetture prestigiose e dalla personalità ficcante, come le tedesche Audi 80 e BMW Serie 3 e, successivamente, con l'italiana Alfa 75.

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Tre anni prima Lancia aveva presentato la Delta, vettura che oggi diremmo di segmento C, così la nuova creatura stilisticamente ne recupera alcuni connotati, per dar forma a un family feeling molto moderno. Un occhio distratto potrebbe asserire che l'anteriore delle due auto italiane sia perfettamente combaciante, ma commetterebbe un errore: i fari e gli indicatori di direzione angolari, infatti permettono di distinguerle con facilità. Il posteriore, invece, è totalmente originale con la sua fanaleria dallo sviluppo orizzontale. Insomma, la ricetta stilistica della Prisma funziona e, nel complesso, la berlina risulta armonica e bilanciata. Il pubblico, non a caso, la gradì subito, tanto che nel suo primo periodo di commercializzazione le vendite furono molto consistenti.

Abitacolo raffinato e motori ruggenti

Dentro all'abitacolo si ha il piacere di scontrarsi con un salottino accogliente e moderno, in cui spiccano una strumentazione completa e delle finiture di buon livello. Nell’equipaggiamento di serie il cliente Lancia può vantasi di avere il vacuometro, l’orologio digitale e, esclusivamente sulla versione di alta gamma (la 1600) , il “Check Control”. Quest'ultimo è uno strumento che consente di recepire molteplici parametri dell'auto, compreso il livello di usura delle pastiglie dei freni. Una specie di anticipatore dei moderni computer di bordo, e una vera schiccheria per la Lancia.

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Sotto al cofano la Prisma prima fase, nasconde i 1.3 e 1.5 a carburatori, rispettivamente da 78 e 85 CV, mentre il top di gamma è il 1.6 bialbero da 105 CV sempre a carburatori. Dal 1984, le motorizzazioni a benzina vengono affiancate da due unità a gasolio da 1,9 litri: un aspirato da 65 CV e un turbo da 85 CV. Con il restyling del 1986 arrivano prima il 1.6 i.e. da 109 CV e, successivamente, il 2.0 i.e. da 116 CV, montato sulla versione con trazione integrale. Di serie infatti, la Prisma ha un motore trasversale e la trazione sulle ruote anteriori. Comunque grazie alla sua leggerezza ed elasticità, la berlina italiana su strada dimostra un bel carattere con delle prestazioni molto interessanti, anche a livello numerico (180 km/h di velocità massima per la 1.6 da 105 CV).

Lancia Prisma, una produzione fortunata

La Lancia Prisma venne prodotta fino al 1989 in due stabilimenti, in quello Lancia di Chivasso (To) e in quello Fiat di Rivalta (To). Come anticipato, a metà carrierà venne offerto un restyling che aggiunse dei nuovi paraurti avvolgenti, una griglia più ampia, nuove grafiche per la fanaleria posteriore e, nell'abitacolo, un nuovo sistema di climatizzazione. Questi ritocchini mirati non snaturarono la sua immagine signorile ed elegante, ma confermarono la sua indole un po' snob. Nel complesso la berlina media torinese ottenne un buon successo, grazie a 387.000 unità vendute.

Fra queste va conteggiato anche l'esemplare unico ed esclusivo che fu progettato e pensato per l'uso esclusivo dell'Avvocato Gianni Agnelli, patron della Fiat. La Prisma del "capo" passò tra le sapienti mani degli uomini dell'Abarth che installarono sotto l'abito elegante, di colore Blu Maestrale, la meccanica della Lancia Delta Integrale. Quindi per l'Avvocato, che non badava al sottile, c'era un motore da due litri turbo con 200 CV di potenza. All’interno, poi, furono collocati gli speciali rivestimenti in pelle Connolly e il volante sportivo Nardi, con rifiniture in legno.

La sua erede fu la Dedra, un'auto forse più piatta e anonima della sua antenata.

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