McLaren, venduta parte della collezione Heritage per finanziare l’Artura

Continuano le difficoltà finanziarie di McLaren, ora costretta a vendere parte della collezione storica per costruire la nuova supercar

McLaren, venduta parte della collezione Heritage per finanziare l’Artura

Alla base della triste “mossa” di Mclaren ci sarebbe una profonda crisi finanziaria ed economica, ormai all’attenzione da più di qualche anno. La storica casa di Woking, dopo aver messo in vendita due anni fa la celebre sede, è stata ora costretta a vendere parte della storica collezione Heritage esposta proprio in fabbrica, per far fronte agli ingenti costi di progettazione della Artura. La nuova Supercar elettrificata sta richiedendo più effort del previsto e la situazione non è per nulla rosea.

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La crisi di McLaren

La situazione finanziaria di McLaren non si è mai pienamente risollevata negli ultimi anni, nemmeno a seguito dell’ingente iniezione di liquidità ad opera del fondo sovrano del Bahrein, principale azionista della casa inglese, e di un secondo fondo dell’Arabia Saudita. I nuovi modelli hanno iniziato a scarseggiare e le scoraggianti vendite hanno continuato a peggiorare la situazione, innestando un circolo vizioso che difficilmente sembra essere intenzionato ad arrestarsi.

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Nel recente passato si registrano diverse brutte performance di vendita dei modelli di Woking (nonostante tocchino quasi l’apice in termini di piacere al volante e dinamica di guida), tra cui la potentissima 765 LT, 600 LT e anche l’edizione limitata Elva: inizialmente annunciati 599 esemplari ad un prezzo stratosferico di quasi 2 milioni di dollari, la produzione è stata ridimensionata prima a 499 modelli ed infine a solo 199 modelli, sebbene recenti informazioni parlino di soli 149 esemplari. Le ragioni di tale ridimensionamento si riscontrano nello scarso successo di vendita e nel basso appeal della casa inglese, che si è vista sfumare oltre 700 milioni per questa riduzione.

II due anni di pandemia, lo stop produttivo durante il lockdown e altre vicende hanno letteralmente messo in ginocchio McLaren, che nel 2021 è stata costretta a mettere in vendita la storica sede di Woking per circa 170 milioni di sterline, sottoscrivendo poi un accordo di usufrutto di ben 20 anni sperando in un cambio di rotta a lungo termine. In contemporanea, sono stati licenziati oltre 1.200 dipendenti, con una conseguente riduzione della produzione. La casa ha inoltre chiesto un prestito di 150 milioni di sterline al Governo inglese, poi rifiutato dall’esecutivo di Boris Johnson. La stessa somma è stata però concessa dal citato fondo del Bahrein, diventato così principale azionista di Mclaren con oltre il 60% delle quote azionarie.

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Dopo aver così iniziato a cedere pezzo per pezzo, le parti dell’azienda, si è giunti anche all’obiettivo di generare liquidità dalla cessione della storica collezione di vetture sportive della sede. Parte di questa operazione era già iniziata nel 2020, cominciando con le monoposto di Senna e altri celebri piloti, recuperando quasi 200 milioni di sterline. A quanto pare, però, non è stato abbastanza. Si conterebbero oltre 54 vetture tra monoposto di Formula 1 ed edizioni limitate della leggendaria McLaren F1, pronte ad abbandonare Woking.

Recentemente Sky News ha fatto sapere che Mclaren avrebbe avviato diversi colloqui con gli azionisti per organizzare una nuova raccolta di fondi, per un totale stimato di oltre 200 milioni di sterline. Il fondo sovrano del Bahrein, Mumtalakat Holding, dopo aver rilevato parte della storica collezione di auto, sarebbe pronto a rilasciare una nuova iniezione nelle casse della storica casa inglese, aumentando le già maggioritarie quote della società.

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McLaren Artura, problemi di sviluppo

Annunciata sul finire del 2020 e poi quasi scomparsa dai riflettori, la nuova McLaren Artura avrebbe dovuto rivaleggiare alla pari con la Ferrari 296 GTB, presentata e ormai già in fase di produzione da oltre sei mesi. Con l’inizio del 2022 si era già iniziato a capire che qualcosa non tornava in quel di Woking. È stato posticipato l’incontro con i clienti che già avevano pre-ordinato la vettura, e di conseguenza anche i primi contatti con la stampa. Anche alcune autorevoli testate d’oltre Manica, come Top Gear ed Evo avevano comunicato un certo disappunto riguardo ai continui ritardi, essendo riusciti a provare solo un prototipo della supercar ibrida.

L’auto che avrebbe dovuto segnare la ripresa definitiva di McLaren continua ad accumulare ritardi, principalmente dovuti alle difficoltà tecniche del powertrain ibrido. Le fasi di collaudo stanno richiedendo più tempo del previsto e alcune criticità continuano a far slittare la tanto attesa produzione della nuova supercar.

In cuor nostro sappiamo quanto siano sottovalutate le sportive di Woking, auto che risplendono per una spiccata concentrazione sulla guida, sul piacere al volante e sulle sensazioni da pelle d’oca. L’unione di un V8 letteralmente da brivido e del telaio monoscocca in carbonio le posiziona tra le migliori supercar ad oggi in commercio. Tuttavia, i mercati sono sempre più alla ricerca di vetture di facciata, di impatto, di status, soprattutto nei paesi orientali e, l’assenza di una storia, di un heritage all’altezza dei principali costruttori italiani, rischia di far perdere non poco terreno, nonostante i prodotti siano estremamente validi.

Tempi duri.

Tempi duri in cui altri competitor europei si sono già trovati diversi anni addietro e che, al netto di polemiche e chiacchere da bar, sono riusciti a risollevarsi grazie ai “cari, vecchi” e tanto amati/odiati SUV sportivi.

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