Sallusti: “Stiamo decidendo a chi dare in mano il mondo”

Dal mezzo al capillare: la rivoluzione del trasporto che allunga il tempo e trasforma le nostre metropoli in organismi viventi

Sallusti: “Stiamo decidendo a chi dare in mano il mondo”
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Il futuro del movimento si annuncia come un processo quasi impercettibile. Si prefigura un'epoca in cui i treni non avranno più bisogno di rotaie, gli autobus saranno entità comunicanti e le metropolitane opereranno senza conducente. La mobilità dei prossimi vent'anni non sarà un semplice spostamento, ma si configurerà come una coreografia, un algoritmo, una forma di intelligenza distribuita. Nelle città, il tempo tornerà ad allungarsi, non per nostalgia, ma per una precisione millimetrica: l'arrivo avverrà solo quando necessario, la partenza solo se giustificata. L'energia si manifesterà in modo invisibile, catturata dal sole, dal vento e persino dai passi. Le aree urbane si trasformeranno in organismi che respirano, con ogni mezzo che agisce come un capillare in movimento. La rivoluzione più profonda sarà di natura culturale: la comprensione che la costante necessità di movimento è superata. La velocità cesserà di essere un feticcio, diventando invece una scelta ponderata. Questo trasformerà anche la geografia interiore dello spazio, permettendo a una piazza di acquisire la stessa valenza funzionale di una stazione. Il futuro del viaggio è racchiuso in un silenzio in movimento. L'introduzione del direttore Alessandro Sallusti.

"Volevo farvi riflettere sul fatto che parliamo di noi stessi, di cosa può succedere nel mondo. Perché c’è un libro che si chiama R4 come la macchina, iconica, del '900. L’ha scritto Piero Trellini che racconta la storia del 900 attraverso le macchine: sono 600 pagine ma arrivate sul fondo tutto d’un fiato", ha spiegato il direttore in apertura. "Per duemila anni il mondo è stato statico, la civiltà sono state statiche, nell’anno zero andavamo a cavallo e nell’ottocento andavamo a cavallo. Nell’anno zero si illuminavano le case con le candele e nell’ottocento lo stesso. Poi improvvisamente si scoprono le macchine, la mobilità e in 60 andiamo sulla luna", ha aggiunto.

Sallusti ha proseguito sottolineando che "Non è un caso che l’uomo che, in questo secolo si è occupato di nuove macchine, l’auto elettrica, Mr Tesla ci vuole portare su Marte. Quando parliamo di macchine mobilitò parliamo di un argomento ampio. All’inizio del secolo ci sono tre Paesi che si pongono il problema: America con Ford, la Francia con Renault e la Germania con Beats. Sono le tre nazioni che hanno dominato il mondo nel Novecento. Quindi quando pensiamo alla mobilità del futuro destiamo decidendo a chi dare in mano il mondo, perché quando nasce il concetto della mobilità bisogna costruire fabbriche, strade e trovare fonti energetiche, che sono quelle che hanno stabilitò gli equilibri del mondo".

Senza la mobilitò in strada e in cielo, ha riflettuto il direttore, "non ci sarebbero state le guerre mondiali: mobilità e macchine sono come le pistole, se in mani buone serve a essere sicuri, se in mani cattive ad altre cose".

E non è un caso, ha aggiunto, "che questo Paese sia stato dominato dalla prima famiglia che ha costruito l'industria, gli Agnelli". Oggi, "l'accelerazione è esponenziale, la scelta di questi signori che decidono che mobilità avremo incideranno sulle nostre vite più di quanto immaginiamo".

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