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Pio Manzù, un talento portato via da un beffardo destino

Pio Manzù è morto all'età di trent'anni in un incidente stradale, ma nella sua breve vita ha dato un contributo prezioso alla storia dell'automobile

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A maggio i giorni si fanno più intensi, la primavera raggiunge il suo massimo splendore, la natura è rigogliosa e basta puntare il naso all'aria aperta per assaporarne i profumi e i sapori. Le notti sanno quasi di estate, anche se talvolta una brezza freschina ti ricorda che non è ancora il momento di scoprirsi più di tanto. In una di quelle sere, come tante altre, Pio Manzù promettente e talentuoso designer anche di Fiat, allievo prediletto di Dante Giacosa, prende la 500 della moglie per tornare a Torino dalla Lombardia, sua terra di origine. All'altezza del casello di Brandizzo, quando le ore si fanno molto piccole, la vettura di Manzù sbanda e va fuori strada. La piccola utilitaria è accartocciata, il giovane viene estratto dalle lamiere ed è in condizioni gravissime. Nel viaggio in ambulanza, purtroppo spira. È il 29 maggio del 1969, Pio Manzù aveva soltanto 30 anni ma in tasca aveva un futuro scintillante. Il suo estro era baciato dalle stelle, ma un destino crudele lo ha spezzato quando per lui la stagione era ancora verde. Nella sua breve vita ha comunque lasciato il segno, il suo impatto nel mondo dell'auto è stato rilevante. Pensare che quella sera avrebbe consegnato ai vertici del Lingotto il suo progetto per la Fiat 127, quello che poi sarebbe stato premiato come vincente. In tutti i sensi, perché la compatta torinese sarebbe arrivata nelle catene di montaggio nel modo in cui lui l'aveva pensata e immaginata. Ahimé, questo trionfo non lo ha potuto assaggiare di persona, ma la gloria - seppur postuma - nessuno gliela può togliere. Chissà, quanti altri progetti avrebbe potuto dedicare all'automobilismo, e non solo. Ma sfortunatamente, non lo sapremo mai.

Un talento precoce

Pio Manzoni, detto Manzù, nasce a Bergamo nel 1939. È un figlio d'arte perché suo padre, Giacomo, è una delle figure più rilevanti della scultura italiana del '900. Pio, invece, è un talento in erba, ma si capisce fin da subito la sua stoffa pregiata. Dopo gli studi classici e la laurea all'università di Ulm, in Germania, presso la facoltà di disegno industriale, il giovane ragazzo si cimenta in svariati progetti, dagli arredi al design automobilistico. Dante Giacosa, deus ex machina della Fiat, lo vuole sotto la sua ala. Ha il desiderio di portarlo all'ombra della Mole per rinforzare la batteria di geniali designer di Torino. In molti al Lingotto non gradirebbero la figura di un esterno, quale sarebbe Manzù, ma devono ricredersi una volta visto il ragazzo all'opera. Nel suo primo anno di apprendistato è capace di sfornare un concept geniale, pionierstico e precursore del genere dei monovolume: si tratta del City Taxi. Piccola fuori e grande dentro, con delle soluzioni stilistiche brillanti, questo prototipo sarà la base per la futura 126, l'auto che andrà a sostituire la gloriosa 500. Vista la fama ottenuta con questo progetto, alla Fiat lo mettono alla prova con un compito ambizioso e stimolante: concepire la futura 127. Un'automobile importante e che dovrà dominare il mercato a livello continentale. Come detto, la sua idea sarà azzeccata.

Fiat City Taxy

Pio Manzù, giovane ma prolifico

In soli trent'anni, Pio Manzù è stato in grado di incidere profondamente nel settore del design, non soltanto a quattro ruote. Certo, le sue celebri creazioni per Fiat, che abbiamo elencato poc'anzi, sono eccezionali per modernità e per il linguaggio stilistico efficace e tagliante, ma il nativo di Bergamo è stato produttivo anche in altri settori. È suo il Cronotime, il primo orologio italiano a transistor, ancora oggi presente nel catalogo Alessi ed esposto al MOMA di New York. Stessa cosa dicasi per il portaoggetti della Kartell e la lampada Parentesi di Flos, vincitrice del Compasso d’Oro 1979 e tutt'ora nel catalogo dell'azienda. Manzù ha realizzato persino un brillante autobus per l’azienda tedesca Magirus-Deutz, oltre a sviluppare altri interessanti progetti per Piaggio, Olivetti, Autobianchi e NSU. Se quel maledetto colpo di sonno non lo avesso colpito in quella tragica notte di maggio del '69, chissà come si direbbe di Pio Manzù oggigiorno.

Uno dei più brillanti e sfortunati geni d'Italia.

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