Sicurezza, quello che ancora non si fa e non si sa sui seggiolini auto

I risultati dell’indagine Piccoli passeggeri, grandi responsabilità condotta su 600 genitori di bambini da 0 a 12 anni, da Altroconsumo e da CYBEX, azienda leader nella sicurezza dei bambini in auto

Sicurezza, quello che ancora non si fa e non si sa sui seggiolini auto

Un genitore italiano su tre adotta comportamenti errati in fatto di sicurezza in auto per i bambini, al sud addirittura si comporta male uno su due. In particolare il 32% non utilizza correttamente i seggiolini. Di questi il 57% ammette di non allacciare sempre il bambino nel seggiolino, il 26% sbaglia a orientarlo rispetto all’andamento di marcia. E il 21% di mamme e papà con bambini entro i 4 anni afferma anche di non utilizzare i sistemi anti abbandono, nonostante da 5 anni ci sia una legge che impone ai genitori con bambini di quella fascia di età di avere in auto dei sistemi di ritenuta con meccanismo antiabbandono.
Sono i risultati dell’indagine Piccoli passeggeri, grandi responsabilità condotta su 600 genitori di bambini da 0 a 12 anni, da Altroconsumo, la più grande organizzazione indipendente di consumatori in Italia, e da CYBEX, azienda leader nella sicurezza dei bambini in auto. Risultati che fanno riflettere sulla disinformazione delle norme più comuni per trasportare i bambini in sicurezza. “La nostra indagine conferma che le norme del codice della strada ci sono ma non vengono rispettate o peggio sono ignorate”, commenta Alberto Pirrone, direttore generale di Altroconsumo.

”Per esempio il parametro fondamentale che rende adeguato un seggiolino è il rapporto tra peso e altezza del bambino, ma i dati della nostra ricerca dimostrano non soltanto che nel 12% dei casi il seggiolino non è adeguato al bambino ma che l’adeguatezza decresce aumentando l’età del bambino, tanto che è adatto alla sua età soltanto nel 68% dei casi quando i bambini hanno più di 10 anni. Ciò che preoccupa è anche la collocazione geografica di chi trasporta i bambini disattendendo le regole di sicurezza: il 50% dei nostri intervistati che risiedono al sud e nelle isole hanno un comportamento meno virtuoso di chi vive in altre parti d’Italia”.

Insomma sicurezza per molti genitori è ancora un concetto astratto nonostante le aziende stiano investendo molto per assicurare device sempre più sicuri anche sottoponendoli a oltre 1000 crash test ogni anno come fa CYBEX nel suo Safety center di Bayreuth in Germania: “La sfida di chi si occupa delle attrezzature per bambini è aumentare sempre di più la sicurezza, arrivando alla protezione integrale, per farlo continuiamo a innovare e spostare le frontiere della nostra ricerca. Per esempio una criticità è la posizione dei seggiolini che, secondo i dati della ricerca, il 27% dei genitori li gira nel verso di marcia troppo presto, ossia prima dei 12 o 15 mesi previsti dei modelli, per questo abbiamo messo sul mercato un seggiolino dotato di airbag”, spiega Johannes Schlamminger, amministratore delegato e managing director di CYBEX. “Ma per far questo abbiamo bisogno di tanti attori per diffondere il messaggio, per esempio educando i genitori a utilizzare correttamente i dispositivi per migliorare le prestazioni. In Italia organizziamo circa 2 eventi la settimana, per esempio nei centri commerciali, portando dispositivi mobili e a volte un simulatore per fare dimostrazioni sull’importanza di scegliere il seggiolino giusto e di utilizzarlo nel modo corretto. L’altro punto è renderli accessibili a tutti considerato che sono attrezzature costose e facendo in modo che siano detraibili dalla dichiarazione dei redditi”.

E su consapevolezza, informazione e formazione bisogna puntare anche per Sandro Vedovi, responsabile dei progetti di sicurezza ed educazione stradale della Fondazione Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici: “L’anno scorso ci sono state in Italia 34 piccole vittime in incidenti stradali oltre a decine e decine di feriti, e il 60% di loro era trasportato.

Per questo non bastano le migliorie tecnologiche ma è importante educare i genitori in uno sforzo condiviso tra istituzioni, aziende, operatori del settore. Perché la sicurezza dev’essere uno stato mentale oltre che culturale”.

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