
Da pochi mesi alla guida di Audi Italia, Timm Barlet porta con sé una lunga esperienza internazionale oltre alla passione che leggi nei suoi occhi. Dopo aver ricoperto ruoli strategici in America Latina e nel Nord Europa, oggi affronta una nuova sfida in un Paese che, confessa ai microfoni del Giornale, lo ha sorpreso per passione e professionalità. Lo abbiamo incontrato a Porto Piccolo, in provincia di Trieste, per parlare di stile, tecnologia, futuro elettrico e competizione con i costruttori cinesi.
Allora Barlet, cosa significa per lei guidare Audi Italia?
«Essere qui è un grande onore. Il team di Audi Italia ha fatto un lavoro straordinario negli anni, e ho trovato un network molto professionale. Sono orgoglioso di far parte di questa squadra».
Il suo rapporto con il nostro Paese?
«Amo questa terra, il suo mare, la sua cultura. Ma quello che mi ha davvero colpito è l’equilibrio tra emozione e rigore professionale. Il cliché dell’italiano che improvvisa? Totalmente smentito. Ho trovato persone preparate, attente, con grande conoscenza del mercato e del cliente».
Cosa pensa del mercato italiano?
“È un mercato molto interessante, vivace, dove la passione e il gusto rappresentano dei drivers importanti”.
Lei ha lavorato come direttore Sales & Marketing anche in America Latina e Nord Europa. Quali sono le principali differenze tra queste realtà e l’Italia?
«In Europa c'è un chiaro gradiente tra Nord e Sud: al Nord si tende a essere più razionali, al Sud c’è più passione. L’Italia è un Paese estremamente emotivo, ma anche estremamente professionale. In America Latina, ad esempio, ho trovato meno attenzione al dettaglio nel business. In Italia, invece, c’è una cultura del lavoro molto forte e concreta, che non sempre ci si aspetta».
Negli ultimi mesi si è parlato molto dell’offensiva dei costruttori cinesi, sia in termini di prodotto che di design. Come risponde Audi?
«La competizione è una cosa positiva. Ti costringe a migliorare. Noi non temiamo nessuno, anzi. Ma abbiamo un approccio diverso: per noi la tecnologia non è fine a sé stessa, deve semplificare la vita del cliente. Non aggiungiamo complessità, cerchiamo di eliminarla. Inoltre, il nostro design punta a essere distintivo e inimitabile grazie al nostro nuovo Head of Design – italiano – stiamo portando avanti una visione forte e coerente».
Cosa risponde a chi sostiene che Audi sia troppo conservativa in termini di design?
«Abbiamo appena presentato la nuova Q3, una vettura molto importante per il mercato italiano. Ma anche Q5 e A6 sono esempi recenti di un design elegante ma moderno…. Siamo in una fase di profondo rinnovamento».
Con l’ingresso di nuovi attori nel segmento alto del mercato, anche la definizione stessa di “premium” si sta evolvendo. Cosa significa “premium” per voi oggi?
«Per noi premium non significa ostentazione, ma valore. Offriamo prodotti destinati a mantenere il loro valore nel tempo e a migliorare la vita del cliente attraverso il piacere di guida Audi, la sicurezza e una tecnologia finalizzata a semplificare la vita a bordo».
Quali sono le armi per conquistare il cliente?
«Il cliente è al centro, ma a renderlo possibile è la rete. I nostri concessionari sono il cuore pulsante di Audi Italia. Per questo investiamo molto nella loro formazione e nel mantenere una relazione di vera partnership. È una simbiosi che rafforza la nostra relazione con il mercato».
Come giudica lo stato di salute della transizione verso l’elettrico?
«Ogni Paese ha i suoi tempi. L’Unione Europea fissa il 2035 come scadenza, ma mercati come l’Italia si muovono più lentamente. Per questo offriamo tutte le opzioni: motori termici, ibridi plug-in e 100% elettrici. L’obiettivo è rispondere alla domanda reale, non imporre una soluzione unica. In una parola: flessibilità».
Ci sarà spazio per una sportiva come la TT, che in Italia ha avuto un grande successo?
«Audi è un marchio che
vive di emozioni. Non posso confermare nulla oggi, ma posso dire che potrebbero esserci notizie interessanti in arrivo. In fondo, quando un marchio ha passione e idee nei cassetti, c’è sempre qualcosa che bolle in pentola».