Automotive

L'avvertimento dell'Unrae: "Per l'Italia serve un percorso di riconversione industriale"

L'Unrae nella conferenza di fine anno ha illustrato lo scenario che coinvolge il mercato dell'auto in Italia, cercando di fare un punto sul domani

L'avvertimento dell'Unrae: "Per l'Italia serve un percorso di riconversione industriale"

Nella conferenza di fine anno tenuta presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, Luiss Guido Carli a Roma, la Unrae ha presentato i dati e le prospettive di mercato del settore dell’automobile in Italia. La situazione non è delle più rosee, ma lo Stivale può attingere a una tradizione, a un’immagine e a un nome che possono essere una forza trainante per i prossimi anni.

Tuttavia, serve che il Paese cambi marcia per attirare investitori e per supportare le sfide del domani. “I marchi che rappresentiamo hanno contribuito allo sviluppo del paese e allo sviluppo dell’automotive: anche nell’auto esiste il made in Italy, ma se vogliamo attrarre investitori dobbiamo essere in salute. L’Italia necessita di intraprendere il più velocemente possibile un percorso di riconversione industriale per andare incontro a quelle che sono le nuove tecnologie e le sfide che i grandi costruttori industriali ci chiedono”, ha spiegato, Michele Crisci, presidente Unrae.

Il punto sulla componentistica

L’Italia rappresenta un punto di riferimento solido anche nel campo della componentistica; tuttavia, servono delle idee e delle strategie per non essere impreparati di fronte agli scenari futuri: “L’Italia è un paese di grande componentistica, di grandi fornitori che si devono adeguare con grande velocità alle nuove sfide, ci vuole la visione per mettere a terra strategie per il prossimo futuro”, ha aggiunto Crisci.

La salute del mercato secondo l’Unrae

La salute del mercato automobilistico italiano nel 2022 preoccupa, perché va a discapito non solo dei consumatori che devono scontare un problema di offerta, oltre che di domanda, ma colpisce anche l’erario. Ne ha parlato Andrea Cardinali, direttore generale Unrae: “Quest’anno stiamo stimando una chiusura con 1,3 milioni di immatricolazioni, numeri degli anni ’70, numeri che non sono sostenibili nel lungo periodo, inferiori a quelli del 2020 anno del lockdown. Problematiche non legate alla domanda ma all’offerta ed è anche molto difficile fare previsioni di lungo termine”.

Cardinali ha ricordato che con il crollo delle vendite “anche l’erario ci sta rimettendo: 8 miliardi soltanto di Iva con un crollo del gettito fiscale di cui lo Stato dovrebbe occuparsi urgentemente”.

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