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Vincenzo Lancia, un arrembante costruttore di sogni

Dalla fabbrica di biciclette al primo prototipo a quattro ruote, dalla fondazione della Fiat a quella della Lancia. Questa è la storia di un uomo con i motori nel sangue

Vincenzo Lancia, un arrembante costruttore di sogni
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Il suo nome è una vera e propria leggenda, perché le sue auto sono le regine dei rally a livello mondiale, con un palmarés da fare invidia a chiunque: 11 titoli iridati. Lui ne sarebbe stato orgoglioso, perché la passione per le corse, per la competizione su quattro ruote, lo ha quasi divorato fin dalla tenera età. Le macchine sono state il suo più grande sogno, coronato con la fondazione di un marchio che indossa con orgoglio il suo cognome di famiglia: Lancia. Ovviamente, stiamo parlando del capostipite, quel Vincenzo Lancia che ha contribuito a far crescere l'industria italica a motore in modo dirompente, gettandosi sul campo in prima persona, coi ruoli più disparati. Un pioniere innamorato del più grande simbolo del '900: l'automobile.

L'infanzia e l'arrivo a Torino

Fobello è un piccolissimo e incantevole paesino della provicia di Vercelli, nel cuore della verdissima Valsesia, una vallata che sembra uscita da un libro di fiabe. In questa amena località nasce il 24 agosto del 1881, Vincenzo Lancia. È il quarto figlio di una famiglia facoltosa, infatti il padre ha fatto fortune con il commercio della carne in scatola e coi dadi da brodo, guadagnando il titolo di Cavaliere. Intorno al tavolino di casa viene tracciato il futuro del quartogenito, che dovrà essere disciplinato e orientato verso gli studi in giurisprudenza. Peccato che Vincenzo sia un tipo un po' refrattario allo studio, perché è un vulcano di esuberanza, un sognatore e ha il cuore che batte all'impazzata per i motori. Per questo motivo, eludendo i consigli di famiglia, incappa in un sentiero che lo porta a lavorare, in qualità di ragioniere e di meccanico, nell'officina di Giovanni Battista Ceirano a Torino. La grande metropoli piemontese è il luogo ideale per tuffarsi a capofitto in un'avventura che si chiama motore a scoppio. Nel 1899, nell'officina di Ceirano (un tempo dedicata alla biciclette), dà vita a un prototipo che segnerà la storia dell'auto in Italia.

La fondazione della Fiat

Quel veicolo così rudimentale ed embrionale scuote le coscienze, suscitando un clamore come non si era mai visto prima di allora. L'unico modo per placare l'entusiasmo di chi vorrebbe mettere le mani su quella macchina è produrla in serie. Da quella scinitilla si giunge alla fondazione della Fabbrica Italiana Automobili Torino, più semplicemente Fiat. Dunque, c'è lo zampino di un giovanissimo Lancia dietro alla nascita di quella che si rivelerà la più grande azienda automobilistica del nostro Paese.

Vincenzo Lancia

All'interno della nuova società, Vincenzo si ritaglia il ruolo di collaudatore ma, dimostrando di possedere un bel manico e un piede pesante, si fa strada anche come pilota. Imperversa agli ordini di partenza delle varie competizioni e mette la sua firma in calce al primo trionfo di Fiat in una gara, nel 1902 alla Torino Sassi-Superga. Certo il suo stile è un po' troppo estremo, è un audace e questo lo induce spesso a sbagliare e a non vincere le corse. Ma non importa, in giro sono pochi ad avere il coraggio del signor Lancia. Nel 1908 la sua carriera agonistica, sempre in seno alla Fiat, termina.

La creazione della fabbrica Lancia

Il vero sogno custodito nel cuore di Vincenzo Lancia non è quello di primeggiare nelle corse, ma di creare una fabbrica di automobili che porti in alto il nome della sua casata. Con capacità, perseveranza e l'aiuto di qualche amico fidato, come Claudio Fogolin, nel 1906 Vincenzo riesce a mettere in piedi il suo desiderio, a Torino. Da qui in avanti tutti potranno bussare alla porta della sua azienda per comprare una Lancia. Queste vetture saranno un concentrato di tecnica, di avanguardia ed eccellenza. Lui stesso ne seguirà lo sviluppo, sporcandosi le mani con i collaudi. Anche nella ricerca di un personale fidato e competente nella guida, lui eseguiva quello che è divenuto celebre come il "test della corda".

Vincenzo Lancia
Lancia 12 HP "Alpha"

In sostanza, al candidato veniva affidata un'auto, solitamente più veloce, con la quale doveva seguire la vettura guidata da Lancia in persona; si direbbe tutto molto facile, tuttavia il test presentava una peculiarità rappresentata da una fune di alcuni metri tra le due macchine. Infatti, al paraurti posteriore dell'esemplare del boss veniva legato un capo della fune, l'altro invece era fissato al paraurti anteriore dell'auto dell'aspirante collaudatore. L'obiettivo era conservare una distanza costante fra le due auto. Se il cavo veniva lacerato o il pilota urtava il paraurti dell'auto di Lancia, la prova si considerava fallita.

Una scomparsa prematura

Vincenzo Lancia si spegne precocemente nel 1937, ad appena 55 anni, per un arresto cardiaco, lasciando una moglie e tre figli. Nel frattempo la sua azienda da sogno iniziava a decollare, anche se il meglio doveva ancora venire. Prima di morire riuscì comunque a mettere il proprio sigillo su alcuni importanti eventi del motorismo italiano: il primo, la realizzazione dell'autodromo di Monza; e il secondo, la fondazione della Carrozzeria Pininfarina insieme a Gaspare Bona, Battista Farina detto Pinin, Giovanni Battista Devalle, Pietro Monateri e Arrigo De Angeli.

Si può tranquillamente dire che senza Lancia non ci sarebbero state alcune delle pagine più belle delle quattro ruote all'italiana, così ricche di fascino e passione.

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