Autostrade, caso Gamberale in consiglio

L’ipotesi di una controfferta. Gros-Pietro apre a un altro socio italiano

Massimo Restelli

da Milano

Il mondo politico è critico, Piazza Affari scommette su una difficile controffensiva, ma la famiglia Benetton prosegue sulla strada che porterà a fondere Autostrade nella spagnola Abertis. Il matrimonio, che segue il preaccordo raggiunto il 23 aprile, sarà celebrato domani quando i consigli di amministrazione dei due gruppi torneranno a riunirsi «in parallelo» a Roma e a Barcellona. Al centro dei lavori per Autostrade sarà però soprattutto l’uscita di scena dell’amministratore delegato Vito Gamberale, protagonista di un’aspra rottura con Ponzano Veneto proprio sul progettato «salto internazionale» del gruppo. I legali sono in contatto serrato per trovare un accordo anche economico, ma in mancanza di dimissioni spontanee Schemaventotto appare orientata a ritirare tutte le deleghe operative «retrocedendo» il top manager a semplice consigliere.
Malgrado Gamberale abbia invitato il presidente Gian Maria Gros-Pietro a rivedere l’accordo con Abertis invocando «l’interesse del Paese», i rapporti con i Benetton erano tesi da tempo. Soprattutto dopo che il gruppo aveva lasciato sfumare l’acquisto della francese Aprr sia per ragioni di convenienza economica sia, probabilmente, per una certa «freddezza» politica manifestata da Parigi. Gamberale sarebbe stato informato del matrimonio con Abertis a cose quasi fatte ma, dettagli a parte, la frattura si è tradotta in un innegabile danno di immagine per Autostrade. Una frizione che, secondo il Financial Times, potrebbe anche incoraggiare il lancio di offerte rivali. Tanto che alcune banche d’affari sarebbero già al lavoro per individuare un imprenditore da porre a capo di una cordata finanziaria in grado di subentrare ai Benetton. Alcune indiscrezioni scommettevano su una discesa in campo, accanto a Marcellino Gavio e al fondo Clessidra, di Francesco Gaetano Caltagirone che ha però fatto sapere di ritenere «prematura» la discussione.
I tempi tecnici ci sarebbero, le assemblee straordinarie per la fusione saranno a fine giugno, ma i 14 miliardi di capitalizzazione fanno di Autostrade un boccone difficile da digerire. Senza considerare che i Benetton hanno la maggioranza e giudicherebbero sostanzialmente «ostile» qualsiasi scalata. Ecco perché acquista peso l’«apertura» diplomatica che Gros-Pietro ha affidato alle pagine della Repubblica sottolineando che Schemaventotto (25% post fusione) sarebbe «lieta» di essere affiancata da altri investitori italiani così da aumentare il peso della Penisola in Autostrade-Abertis (dove il fronte spagnolo supera il 30%).


Il mercato, intanto, guarda al mondo bancario: Generali è pronta a salire in Schemaventotto e i Benetton sono disponibili ad aprire il cda dell’aggregato a eventuali nuovi alleati con una soluzione che ricalcherebbe la presenza in Abertis di soci come Caixa. Ma per riequilibrare i pesi occorrerebbe probabilmente anche allargare i diritti di prelazione incrociati che legheranno i Benetton ai primi due azionisti iberici.

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