Gian Maria De Francesco
da Roma
«Assolutamente non si tratta di una vendita mascherata. In quel caso, o si vende tutto o ci si procura una clausola put (per la cessione a termine, ndr). Gli azionisti italiani intendono rimanere stabilmente e a lungo». Il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro, nella conferenza stampa di ieri ha voluto precisare che la fusione con l’iberica Abertis non rappresenta un altro capitolo della colonizzazione finanziaria dell’Italia, ma un’opportunità di crescita per la concessionaria autostradale che fa capo alla famiglia Benetton. «Se gli azionisti di Autostrade avessero voluto vendere - ha aggiunto Gros-Pietro - avrebbero potuto realizzare un prezzo più alto e in contanti, semplicemente vendendo ai fondi, molto interessati al settore».
Leader mondiale. «La nostra sfida è di essere presenti in tutti i Paesi europei, vogliamo essere i primi in Europa e, dopo, i primi nel mondo. Come se il Milan e il Barcellona si mettessero insieme», ha spiegato il presidente di Abertis, Isidre Fainé Casas aggiungendo che «la nostra forza e capacità finanziaria ci rendono pronti e preparati a qualunque progetto». Il colosso da circa 25 miliardi di euro di capitalizzazione che nascerà dalla fusione delle due società ha traguardi molto ambiziosi e sintetizzabili nel piano di investimenti da 15 miliardi, dei quali 11 riguarderanno l’Italia. Ma particolare attenzione, ha sottolineato Fainé, sarà riservata al business aeroportuale. «Nelle privatizzazioni degli aeroporti in Europa - ha detto - siamo pronti a cogliere la prima occasione favorevole e redditizia per il gruppo». Non solo autostrade, quindi, ma focalizzazione su tutte quelle possibilità di investimento «che presentano una redditività superiore di 2-3 punti percentuali rispetto alla media». A questo proposito l’amministratore delegato di Autostrade e futuro vicepresidente della nuova Abertis, Vito Gamberale, ha spiegato che la nuova entità nasce con un rapporto tra debito netto e margine operativo lordo pari a 5,8, inferiore alla media europea del comparto (7). La capacità di ulteriore indebitamento, ha sottolineato l’ad di Abertis Salvador Alemany, «è di altri 8-10 miliardi».
Governance bilanciata. Il nuovo gruppo Abertis è «l’applicazione del principio di una corporate governance perfettamente bilanciata», ha dichiarato Gros-Pietro. Il consiglio di amministrazione, infatti, sarà composto da 22 membri equamente divisi tra Italia e Spagna più l’amministratore delegato, carica inizialmente ricoperta da Alemany. «Non ci sono accordi tra soci e l’unico vincolo che è stato introdotto è la reciproca prelazione, che conferma la volontà di rimanere a lungo», ha aggiunto Gros-Pietro. Circostanza confermata anche da Fainé che è anche direttore generale de La Caixa, la cassa di risparmio di Barcellona destinata a detenere l’11,7% di Abertis post-fusione. «Siamo soci da 30 anni e il nostro desiderio è quello di continuare a essere presenti». La scelta di Barcellona come sede della holding, è stato ribadito, è legata ai maggiori vantaggi fiscali.
Il nodo Schema28. Pressoché definita la sistemazione del 13,3% che Abertis controlla in Schema28, la holding che controlla Autostrade e che sarà il maggior azionista della nuova Abertis con il 24,9 per cento. Un terzo della quota dovrebbe essere sistemata tra i soci della finanziaria (oltre ai Benetton, Unicredit, Fondazione Crt e Generali), un terzo ai catalani della Caixa e la parte restante ad Acs, la società di costruzioni guidata da Florentino Perez. Per l’eventuale inoptato potrebbe entrare in gioco Mediobanca, ma, secondo il presidente di Schema28 Giuseppe Piaggio, è «improbabile» l’ingresso di nuovi soci. Piaggio ha anche ipotizzato una discesa di Schema28 al 23% della nuova entità con un incasso di circa un miliardo per la holding
Il plauso della Borsa. Autostrade ieri ha guadagnato il 2,87% a 23,64 euro dopo aver toccato un massimo a 24,91 euro. A catalizzare gli acquisti la cedola straordinaria di 3,75 euro che Autostrade distribuirà per allineare il proprio patrimonio a quello di Abertis (+1,6% a Madrid).
Niente tagli. «Non ci saranno né ristrutturazioni né licenziamenti», ha assicurato Alemany. Il dg di Autostrade, Giovanni Castellucci, ha affermato che «la fusione non avrà nessun impatto sulle tariffe». Anas e sindacati hanno chiesto un incontro con i vertici di Autostrade.
Le contromosse. Nuove operazioni potrebbero essere messe in campo sulla direttrice Italia-Spagna.
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