Gian Maria De Francesco
da Roma
La telenovela Autostrade-Abertis ieri si è arricchita di unaltra puntata. In mattinata Edizione Holding, la finanziaria della famiglia Benetton che controlla Autostrade attraverso il 60% di Schema 28, ha diffuso una nota nella quale si ribadisce che non è «allo studio alcuna ipotesi alternativa al progetto di fusione». Una smentita ad alcune indiscrezioni di stampa che indicavano il gruppo di Ponzano Veneto pronto a confrontarsi su altri progetti che potessero garantire litalianità di Autostrade e consentire di superare limpasse con Anas e con il governo Prodi.
Una presa di posizione netta che sottintende come in Veneto non si voglia pensare a nessuna opzione che non sia quella che conduce a Barcellona. Le cose, in effetti, stanno così: Schema 28 gioca su un tavolo solo, quello di Abertis. Anzi, ieri la concessionaria autostradale iberica ha fatto sapere che venderà il proprio 13,3% (che diventerà il 3,3% dellentità post-fusione) nella controllante di Autostrade «a soci italiani» auspicando «che ci sia spazio per un accordo con le autorità italiane».
Le principali banche daffari internazionali, però, stanno studiando dossier che presuppongono una modifica dei termini delloperazione. Secondo quanto risulta al Giornale, gli esperti di fusioni e acquisizioni si stanno concentrando su due ipotesi. La prima implicherebbe un annullamento della fusione con nuovi partner (anche bancari) pronti a subentrare nel capitale di Autostrade. La seconda riguarderebbe, invece, la costituzione di un nucleo di azionisti stabili pronti ad affiancare Schema 28 nella nuova Abertis e a far sì che si determini una maggioranza italiana nella nuova compagine. I lavori sono ancora in corso e questi progetti non sono ancora stati sottoposti al gruppo Benetton che, in quanto azionista di maggioranza, ha il pallino in mano.
Sul fronte interno, invece, il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros-Pietro, ha ribadito che «se loperazione non si dovesse fare altri soggetti europei procederanno a operazioni alternative con il rischio dellisolamento del mercato italiano». Ma soprattutto ha ribadito le proprie perplessità sul parere negativo dellAnas e del ministro delle Infrastrutture Di Pietro allingresso del costruttore spagnolo Acs nel capitale della nuova Abertis. «Le verifiche sono sempre legittime - ha aggiunto - ma non credo che ci sia questo vincolo». Perplessità esternate dalla stessa Autostrade con un comunicato nel quale si sottolinea che la presenza di un costruttore nellazionariato non costituisce «sotto nessuna forma un vantaggio nellaggiudicazione dei lavori commissionati».
Ma lAnas (che ha approvato il bilancio 2005 con una perdita in aumento a 495 milioni di euro) ha inviato una lettera-ultimatum ad Autostrade sottolineando che «eventuali proposte di modifica della concessione» a salvaguardia degli investimenti in Italia dovranno giungere entro il 30 giugno, ossia prima dellassemblea straordinaria sulla fusione. Autostrade ha risposto a stretto giro di posta chiedendo un incontro urgente allente guidato da Vincenzo Pozzi.
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