Un giro daffari milionario sfruttando autovelox taroccati, una truffa colossale che ha interessato tutta Italia, sfociata nella denuncia di 558 persone, di cui 367 dipendenti comunali o funzionari pubblici compiacenti, ora nei guai per truffa aggravata, turbativa dasta e corruzione. E sono 146 i Comuni coinvolti, le violazioni del codice illecitamente contestate sarebbero 82mila con indebite richieste di sanzioni per circa 11,5 milioni di euro.
È quanto ha scoperto la Guardia di finanza di Brescia in cinque anni di indagini. A tirare le fila di un sistema capillare e articolato che ha coinvolto mille comuni italiani - 146 quelli in cui sono state riscontrate anomalie - sarebbe stato un sessantenne di Desenzano del Garda, Diego Barosi. Luomo, titolare della «Garda segnale» e di numerose altre società aperte e chiuse secondo gli inquirenti per poter catalizzare gli appalti delle amministrazioni per la gestione degli autovelox, era già noto alle forze dellordine e alle cronache per vicende simili. Il bresciano è finito nel mirino di numerose Procure italiane, tra cui quella di Sala Consilina (Salerno) dove un automobilista fece ricorso per disconoscere una multa per eccesso di velocità. In parallelo i riscontri degli inquirenti di Brescia hanno permesso di appurare che Barosi attraverso una cinquantina di autovelox di cui soltanto due omologati era riuscito in molti casi a ottenere gli appalti attraverso finte gare cui partecipavano solo ditte a lui riconducibili, in molti casi con la compiacenza della Polizia locale o di funzionari comunali ripagati con una congrua percentuale. Il sistema avrebbe fruttato 11 milioni e mezzo di sanzioni irregolari - gli autovelox erano tarati al rialzo per truccare la velocità rilevata del 15-17% in più rispetto a quella reale - delle quali linteressato intascava fino al 40%. Un imponente flusso in denaro confluito in un impero immobiliare. Sono 245 secondo le Fiamme gialle gli immobili riconducibili a Barosi, di cui 51 sono già stati confiscati.
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