(...) La mostra, dal sottotitolo «Il Pci nella storia dItalia», è uno degli eventi che la Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale propone nellambito delle celebrazioni dei 150 anni dellunità. Unità dItalia, verrebbe da specificare, non lo storico giornale comunista. Perché a organizzare levento ci pensano la «Fondazione istituto Gramsci» che non ha bisogno di presentazioni e la «Fondazione Diesse». Dove «Diesse» sta proprio per lacronimo del partito pronipote del Pci.
Da oggi e fino al 5 giugno, per lappunto, i depositari della Kultura a Genova renderanno omaggio al partito che, unico, merita uno spazio nella storia patria. Non cè in programma una mostra sulla storia della Dc e sullimportanza di De Gasperi. Tantomeno, dal partito socialista fino allultimo dei partitini dello zerovirgola che hanno comunque retto lunghi decenni della vita politica nazionale cè qualcuno che verrà ospitato da Genova. Se si guarda al ruolo svolto e al peso sulla storia, al limite allora bisognerebbe allestire la mostra «Faccetta Nera» dedicata al Partito Fascista.
Quella di Genova è chiaramente una scelta di campo. La conferma arriva leggendo sul sito della mostra quali siano gli obiettivi che «Avanti o Popolo» si prefigge. «La storia del Pci che qui si racconta è quindi storia dellItalia nello scenario della storia internazionale del XX secolo», spiegano gli organizzatori. O ancora: «La Repubblica e la Costituzione furono conquiste decisive anche dei comunisti e, cambiando lItalia, cambiarono anche il Pci. Le lotte per la terra, per la pace, per il lavoro, lemancipazione femminile, i diritti sociali, la difesa e lo sviluppo della democrazia furono il suo vessillo». Persino sullasse con lUrss di Stalin, linvasione dellUngheria, la Primavera di Praga vengono citati come episodi qualsiasi, dopo i quali «il Pci divenne il più grande partito comunista dOccidente e realizzò un progressivo distacco dal comunismo sovietico». Neppure una minima condanna dellazione e delle responsabilità del Pci che sosteneva lUrss.
Ormai è storia? La scontata obiezione sul valore esclusivamente culturale della mostra patrocinata da Palazzo Ducale, Comune, Provincia e Regione, è fatta a pezzetti persino dai primi articoli dello statuto della Fondazione «Diesse», lorganizzatrice, tra le cui finalità cè quella di «intraprende iniziative volte a promuovere e sostenere il pensiero, la cultura e lazione politica della sinistra riformista italiana ed europea». Quella attuale, non quella sepolta dalla condanna della storia.
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