Avanza lo studio per un rene artificiale indossabile

La ricerca nefrologica italiana è sempre più all’avanguardia. Dispositivi di nuova generazione per la dialisi, sofisticatissimi ed avanzati con dimensioni miniaturizzate, tali da poter essere indossati dal paziente con insufficienza renale, sono oggi oggetto di studio e sviluppo e si spera che in un futuro non troppo lontano potranno diventare una realtà. Circa 1 milione le persone nel nostro Paese con patologie renali e si calcola che oltre 6 milioni di persone siano a rischio di patologia renale. Sono 50mila i malati in dialisi, drammaticamente in crescita: dieci anni orsono erano 31mila, sono cresciuti del 61,3 per cento. Le nuove apparecchiature dialitiche, tuttora in evoluzione, sono anche frutto della ricerca del dipartimento di nefrologia e dialisi dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, uno dei centri più avanzati al mondo diretto dal professor Claudio Ronco, clinico e ricercatore di fama internazionale.
La ricerca è anche indirizzata alla dialisi peritoneale che rappresenta una alternativa per il malato con insufficienra renale terminale. «I nostri ultimi interessi sono verso lo sviluppo di sistemi di dialisi peritoneale ed extracorporea avanzati, tali da poter deospedalizzare i pazienti, fino ad arrivare allo studio da noi realizzato e tuttora in corso, sul rene artificiale indossabile» spiega il professor Claudio Ronco, «Si tratta di una sorta di cintura da applicare al paziente affinché possa fare la dialisi possibilmente a domicilio e possibilmente in autonomia. Siamo però ancora nella fase di sperimentazione e non vanno dati segnali trionfalistici o speranze eccessive, ma progrediamo anche se con una cronica carenza di finanziamenti». Ronco, al San Bortolo, ha sviluppato tecnologie e tecniche innovative creando un ponte fra ingegneria e medicina e promuovendo un modello di terapia multidisciplinare chiamato oggi «Modello Vicenza». A lui va il merito di aver portato in Europa e nel mondo importanti studi nel campo del rene artificiale e di aver fatto nascere una nuova specializzazione della medicina chiamata nefrologia critica (quella branca della nefrologia che, in collaborazione con altri specialisti, si occupa dei problemi renali nei pazienti ricoverati in terapia intensiva o rianimazione).

Con il suo team (12 medici dedicati all’attività clinica e un folto gruppo di ricercatori stranieri che giungono a Vicenza per apprendere nuove tecniche e fare ricerca) esegue all’anno circa 20 mila trattamenti dialitici extracorporei e segue circa 120 pazienti con dialisi peritoneali a domicilio.

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